POSTE, IL LAVORO DEGLI SPORTELLISTI AL SERVIZIO DEI CITTADINI. “LE CODE DANNO NOIA ANCHE A NOI”
Lavorare ad uno sportello in un ufficio postale in tempi di coronavirus, è come essere applicati ad una catena di montaggio, perché da inizio turno (la mattina dalle ore 8.00, il pomeriggio dalle 13.30), fino al termine della giornata lavorativa, non si hanno a disposizione pause di alcun tipo.
I dipendenti di Poste Italiane sono continuamente oggetto di una campagna denigratoria e diffamatoria sui giornali e social per le lunghe file di attesa, ma qualcuno si è reso conto che tutti gli altri Enti, come Inps, Agenzia delle Entrate, istituti al servizio del cittadino, alcuni servizi del Comune non sono aperti al pubblico o che le banche ricevono solo su appuntamento? Poste dal primo lockdown non ha mai chiuso, i nostri operatori ci sono sempre stati ed a loro è sempre stato richiesto di più, poi arrivano le scadenze e tutti devono fare lo Spid, perché poi c’è da attuare il cashback, ci sono le Tari, c’è l’IMU, i pacchi che arrivano (siamo a casa, si ordina online), i pacchi da spedire (è Natale e non possiamo andare a portarli di persona ai nostri familiari) e fare operazioni anche quelle più semplici che si possono rimandare a tempi migliori e colori migliori .
E gli operatori postali ci sono, ma il loro lavoro è estenuante, specialmente se a corredo ci sono le ingiurie e le aggressioni verbali e qualche volta fisiche, le code di cui tutti siamo coscienti e ci rammarichiamo, ci sono e sono legate a delle carenze di organico più volte denunciate da queste Segreterie in questo settore e in subordine sono dovute alla necessità di adeguarsi alle regole dettate dalle vigenti disposizioni in materia di assembramenti nei luoghi chiusi, previste dai vari DPCM del Governo.
Come OO.SS sindacali, SLC CGIL, SLP CISL e UILPOSTE abbiamo chiesto all’azienda il turnover per sostituire coloro che riescono e riusciranno ad andare in pensione. Gli organici ormai sono ridotti all’osso e su Livorno e provincia ad oggi abbiamo ancora uffici razionalizzati, situazione che aggrava ed incentiva le lunghe file che disturbano anche chi sta dall’altra parte del vetro.
Quotidianamente assistiamo a code davanti alle panetterie, piuttosto che alle farmacie, etc.. ma non registriamo la stessa ostilità come se gli operatori postali in tutti i settori fossero lavoratori di serie B.
Solo quelle che si registrano nei picchi natalizi alle Poste sono scandalose ed inaccettabili? Forse ancora non è ben chiara la situazione che stiamo vivendo tutti? I nostri operatori non sono super eroi ma lavoratori e lavoratrici che ogni giorno senza soste operano per fare un servizio utile alla collettività utile alla nostra Provincia.
Tutti loro, gli operatori di sportello, da dietro quella dannata mascherina, cercano di sorridervi con gli occhi, anche se sono stanchi, anche se sono preoccupati, anche se la coda davanti a loro è quotidianamente lunga e non si vede la fine. Più volte abbiamo chiesto alle istituzioni una maggiore attenzione, ieri abbiamo scritto al Prefetto per richiedere una maggiore attenzione sulla sicurezza delle lunghe file esterne, per porre un freno alle intemperanze e dire “ basta” ad un atteggiamento divenuto inaccettabile.
Attraverso utili di diversi decenni Poste Italiane con Cassa Deposito e Prestiti ha costruito strade, ospedali, scuole, salvato aziende in crisi utilizzando il frutto del lavoro dei dipendenti e di questo ne andiamo fieri, quindi auspichiamo un clima di maggior serenità e pazienza quando usufruite dei nostri servizi sia che sia un ufficio sia che sia recapitare la Posta. Stiamo operando e lavorando per voi.
Segreterie Provinciali SLC-CGIL SLP-CISL UILPOSTE di Livorno
Grazie grazie e mille volte grazie. Sono anni che diciamo che siamo arrivati al limite e quest’anno abbiamo veramente toccato il fondo. Io sono una dipendente da quasi 36 anni ma mai come in questo momento mi sono sentita così umiliata, abbandonata, arrabbiata, stanca e delusa. Tutto si scarica continuamente su di noi, senza nessun riconoscimento, non solo economico ma nemmeno professionale. Siamo fra l’incudine di un pubblico sempre più difficile e aggressivo e il martello di un’azienda che ci tratta come carne da macello (parole che ho usato in una discussione piuttosto alterata con la responsabile di Risorse Umane). Credo che sia giunto il momento di far sentire la nostra voce, di pretendere più considerazione e rispetto. Siamo tutti allo stremo delle forze. Grazie per questo vostro comunicato. Ma dobbiamo fare di più.