Esprimiamo la nostra incondizionata, umana solidarietà e vicinanza a tutte le persone che hanno subito lesioni la notte del 2 agosto, colleghi, frequentatori del Teatrofficina Refugio, passanti.
Siamo un sindacato di categoria, nostro compito è tutelare i diritti dei lavoratori che rappresentiamo, dentro la cornice delle libertà individuali che la Costituzione garantisce ad ogni cittadina/o, compresa quella della libertà di espressione del proprio pensiero.
Siamo preoccupati per il crescente clima manicheo, da “politica da stadio”, che il nostro Paese sta attraversando, a partire dal linguaggio usato anche da Ministri della Repubblica, mirato sempre più ad identificare negli avversari e nei “diversi” dei veri e propri nemici da odiare.
Ogni persona e soggetto collettivo è responsabile dei metodi che sceglie liberamente per esprimere le proprie idee.
Lavorando e vivendo in questa nostra città conosciamo i fatti ed i diversi punti di vista; lasciamo stabilire all’autorità giudiziaria se l’esposizione di quello striscione ha costituito un reato.
Secondo noi e diversi nostri colleghi, no.
Le conseguenze sono state sicuramente sproporzionate rispetto alla gravità e al pericolo.
A nostro parere i meccanismi entrati in gioco quella notte (come nella maggior parte dei casi simili), hanno a che fare più con capacità di trattativa, equilibrio, coerenza, contraddizione, (s)fiducia, emotività, orgoglio delle parti, che non con la politica, che sarebbe stato meglio fosse più presente in ogni fase.
Non siamo una milizia agli ordini di un gerarca, anche se a qualcuno piacerebbe, per simpatie politiche o, in una logica uguale e contraria, per avere in noi un comodo nemico.
Queste sono scorciatoie del pensiero, e nessun meccanismo di consenso, interno o esterno, piegherà la nostra posizione.
Ci sono principi che vengono prima di tessere e rapporti politici, sui posti di lavoro e in città.
Il nostro lavoro consiste nel difendere la legalità, tuttavia non ci facciamo “tirar la giacca” da nessuno; i gravi problemi economici, occupazionali, abitativi, sociali non possono essere trasformati sistematicamente in problemi di ordine pubblico.
L’incapacità e/o assenza della “politica” non può essere sostituita da prevedibili degenerazioni, che ricadono sia su chi rivendica la sicurezza dei diritti, tra i quali quelli di manifestare il proprio pensiero, sia sui lavoratori della sicurezza, strumenti destinatari ed esecutori di cattive politiche sociali.
Deve finire l’essere sempre più impiegati sotto pressioni delle quali non siamo responsabili, determinate fino ad oggi da un sistema economico e sociale che non funziona; a questo oggi si aggiunge una logica manichea semplificatrice, comoda, banalizzante, veloce che rigettiamo, secondo la quale il mondo si dividerebbe in “zecche” e “sbirri”, italiani e stranieri, rossi e neri, “noi” e “loro”.
Concordiamo col Sindaco nell’esprimere posizioni di equilibrio e buon senso, tese a non fomentare fin troppo semplici estremismi.
Ne stigmatizziamo invece il tentativo preelettorale di confondere il grave episodio dello striscione col lavoro che i lavoratori della sicurezza svolgono nei quartieri, con mezzi obsoleti, insufficienti, inadeguati, a partire da mancato turn over, età media, organici.
Auspichiamo una maggior sinergia tra le istituzioni che hanno le diverse responsabilità della gestione della città.
A partire da Sindaco, Prefetto, Questore.
Segreteria Provinciale di Livorno Silp Cgil Segreteria Regionale Toscana Silp Cgil