Il tavolo di trattativa, teso e dai toni estremamente accesi, tra le categorie nazionali del commercio, Filcams, Fisascat e Uiltucs, e la dirigenza UniCoop Tirreno, si è concluso con una proclamazione di sciopero.
“Inevitabile – sottolinea Alessio Di Labio, che ha condotto la discussione per la Filcams Cgil nazionale – la Cooperativa continua ad agire in modo scomposto e schizofrenico, senza condivisione e creando soltanto caos”. Al tavolo erano presenti per UniCoop Tirreno il direttore Cristetti e la referente delle relazioni sindacali Federighi, per Filcams, Fisascat e Uiltucs erano presenti i rappresentanti nazionali, le segreterie regionali e territoriali e delegati provenienti da tutta Italia.
La discussione è stata incentrata, da parte sindacale, sulle criticità che hanno portato allo stato di agitazione “Abbiamo chiesto risposte concrete sul rispetto dell’accordo del 9 maggio – spiegano le segreterie – che è stato disatteso dopo soltanto un mese dalla presentazione al Ministero del Lavoro, in virtù del quale sono stati ottenuti strumenti di ammortizzazione sociale e approvato, con voto certificato, da 2200 lavoratori”.
Terziarizzazioni, cessioni, chiusure, aumento degli esuberi, apertura di procedure di mobilità, il mancato confronto sugli interventi in sede e sull’avanzamento della riorganizzazione, la mancata applicazione degli ammortizzatori sociali sono i punti sui quali Cristetti, da solo, non è stato – dicono i sindacati – in grado di dare risposte puntuali. “Quasi non avesse mandato – prosegue la delegazione sindacale – e, infatti, impossibile non notare l’assenza dell’Associazione Nazionale delle Cooperative di Consumo e del direttore generale Canova, che intervengono ai CDA di UniCoop Tirreno, ma non alle trattative durante le quali pretendiamo di sapere quali sono i progetti della Cooperativa, se il piano industriale sarà in grado di salvaguardare l’identità di UniCoop Tirreno”.
“Ci salviamo tutti o non si salva nessuno – aggiunge Pieralba Fraddanni, segretaria generale della Filcams Livorno – si deve avere la consapevolezza che tutti sono a rischio, al momento le azioni unilaterali hanno effetto soltanto su alcuni lavoratori, ma è in discussione la tenuta stessa dell’azienda”.
“Per noi – conclude Alessio Di Labio – è ancora valido l’accordo del 9 maggio, ma l’azienda lo disattende puntualmente: al tavolo è stato dichiarato che i conti sono ancora in disordine e la situazione in Campania e la chiusura di Terracina sono l’esempio emblematico per cui si lasciano indietro i lavoratori per far quadrare i conti, senza guardare in faccia a nessuno”.
Il 13 dicembre è la data individuata per un grande sciopero generale dei dipendenti della cooperativa, che sarà preceduto da un’ora di sciopero l’11 novembre per chiedere alla cooperativa di cambiare posizione e da un attivo nazionale dei delegati il 14 novembre che si terrà sotto la sede nazionale di Ancc.