Tutela negli appalti e nella cooperazione sociale: l’odg approvato dal direttivo CGIL

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Negli ultimi 15 anni, progressivamente, le amministrazioni pubbliche hanno scelto di affidare in appalto i servizi socio-sanitari, iniziando coi servizi complementari per spingersi sino alla totalità di servizi complessi come RSA, Assistenza Domiciliare ed altri servizi di assistenza alla persona.
Molti di questi servizi ai cittadini vengono svolti tramite appalti, spesso gestiti dal terzo settore.
Come Organizzazione sindacale abbiamo subito di fatto queste scelte senza mai concordare sull’utilità dell’abbandono della gestione diretta da parte delle pubbliche amministrazioni e con grande fatica abbiamo ottenuto alcuni protocolli nei quali abbiamo cercato di stabilire linee guida di come si costruisce e si affida un appalto: previsione, nei capitolati, dei contratti collettivi maggiormente rappresentativi a livello nazionali e clausole di salvaguardia occupazionale nei passaggi con mantenimento del posto di lavoro e dell’anzianità acquisita.
Oggi con le modifiche avvenute nei servizi dove la tipologia di assistenza da fornire si è sostanzialmente modificata, le persone da assistere hanno maggiori necessità legate alle proprie patologie, aumentate anche a seguito dell’elevazione dell’aspettativa di vita.
Patologie che non vengono riconosciute dalle commissioni che valutano l’ingresso dell’utente nelle RSA e nei piani di assistenza domiciliare per non gravare maggiormente sui costi delle amministrazioni pubbliche.
A seguito dei tagli indiscriminati della spesa pubblica, e alla contemporanea evoluzione del settore, è accresciuto il bisogno di professionalità ed è aumentata la richiesta di disponibilità degli operatori impegnati nello svolgimento di questo delicato servizio.
Operatori ai quali chiediamo vengano applicate tutti i diritti e le regolamentazioni degli operatori dipendenti della Pubblica Amministrazione, principale stazione appaltante.
Pertanto anche nei casi di passaggi d’appalto, a costi invariati, di fatto siamo spesso in presenza di gestioni insoddisfacenti di questi servizi sia per quanto riguarda la tutela del personale impiegato che per la qualità del servizio offerto ai cittadini.
Le Cooperative Sociali operano in un mercato ultra competitivo e pur di aggiudicarsi un appalto si impegnano a fornire servizi di alta qualità, senza mai garantire la necessaria e conseguente formazione del personale; la mancata riqualificazione del personale scarica sui lavoratori le eventuali disfunzioni dei servizi, effetto proprio della mancata acquisizione delle competenze specifiche.
Oltre la maggiore professionalità, viene richiesta una flessibilità oraria al limite delle regole, in deroga alla sicurezza dei lavoratori e spesso degli utenti. Riteniamo inoltre che oggi le cooperative, troppo spesso, anziché affrontare le criticità economiche di gestione attraverso nuove strategie, chiedono una ricapitalizzazione ai soci lavoratori costretti a sborsare, in molti casi anche migliaia d’euro di quota sociale, per avere il diritto al lavoro. Tali forme di pressione sui lavoratori e sulle lavoratrici, sempre più spesso impediscono la denuncia sindacale, favorendo la mala gestione di alcuni datori di lavoro, compresa quella parte di cooperative che tradiscono la loro natura societaria.
Se a questo si aggiungono le sempre più semplici forme di licenziamento, il quadro è spaventoso nella sua aridità. A tutt’oggi nelle contrattazioni sottoscritte è stato sempre inserito il rispetto delle norme anteriori alla riforma del mercato del lavoro, il c.d. “Jobs Act”. Nel prosieguo l’invadenza del jobs act renderà sempre più difficile mantenere i diritti e su questo dobbiamo continuare ad impegnare l’intera organizzazione.
Tutto questo è diventato di fatto intollerabile, il settore è in una crisi spaventosa, il livello dello stress degli operatori è elevatissimo e si possono documentare con l’alto numero di assenze per malattia, ma anche con numerosi casi d’infortunio, dovuti al non uso dei presidi di sicurezza perché incompatibili con i tempi a disposizione degli operatori.
Il Comitato Direttivo della Funzione Pubblica di Livorno ritiene non più sopportabile questo stato delle cose e ritiene indispensabili iniziative di lotta sindacale e di confronto con le amministrazioni pubbliche per recuperare la vivibilità di questi settori, coinvolgendo anche i rappresentati dei cittadini, utenti che di fatto diventano vittime del sistema attraverso l’assegnazione, per i propri familiari, di rette eccessive integrative secondo i propri livelli di reddito. A ciò si aggiunge l’iniquo sistema di parametrazione della compartecipazione che di fatto dissuade l’utenza ad utilizzare il servizio offerto dal pubblico, ed instaura meccanismi di utilizzo di personale senza l’applicazione del contratto di settore, con decadimento dei diritti minimi e della sicurezza, con la possibile comparsa anche del lavoro nero.
Il C.D. della Funzione Pubblica visto anche le forti ricadute sui cittadini, che usufruisco di questi servizi, ritiene che il presente ordine del giorno debba essere assunto da tutta confederazione e sia materia di confronto con le amministrazioni in occasione delle discussioni dei bilanci comunali e delle ASL.
In sintesi, il Comitato Direttivo F.P. CGIL di Livorno, prende atto delle difficoltà delle Lavoratrici e dei lavoratori e chiede:
– alle Pubbliche Amministrazioni il rispetto assoluto del protocollo provinciale sugli appalti;
– che il risparmio della spesa pubblica non sia scaricato sui lavoratori e sugli utenti di questi servizi;
– che nei capitolati di appalto vengano inserite le condizioni e i CCNL specifici del settore di riferimento;
– la clausola sociale integrale;
– una migliore professionalità che esige tempi di lavoro non frammentati, salario adeguato, certezza dell’ impiego e organico sufficiente;
– che la sicurezza sia elemento di rispetto delle condizioni di lavoro e sia ampiamente agita e riconosciuta.
Pertanto il C.D. , in attesa di una Legge quadro per il settore, visto l’impegno di tutta l’ Organizzazione nella raccolta firme per una legge d’iniziativa popolare, avanza la richiesta che l’intera CGIL si attivi al fine di modificare l’attuale quadro normativo che impedisce le assunzioni nella Pubblica Amministrazione e la copertura del Turn Over, fra le cause principali di ostacolo alla reinternalizzazione dei servizi pubblici, dove queste comportino il miglioramento delle condizioni di lavoro e di qualità dei servizi, e allo stesso modo di contrasto alle esternalizzazioni di quei servizi.
Il C.D. ritiene, inoltre, che il lavoro, già messo in campo, dalla nostra organizzazione potrà trovare nuovo slancio dal dibattito che questo documento promuove, portando ad un’attenzione ancora più alta su questo tema, attraverso attività politiche e sindacali sia di categoria che confederali, sia a livello nazionale che territoriale, di tutela sindacale e di rivendicazione politica nell’interesse della collettività.
*Approvato all’unanimità

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