“Dall’incontro al Ministero è emersa un’ennesima conferma negativa sulla situazione della siderurgia piombinese. Ormai è chiaro a tutti che sono il mercato e chi detiene le materie prime a poter garantire una tenuta produttiva dei singoli stabilimenti, al di la di una crisi che limita il consumo di acciaio a fronte di una stasi dell’economia” così interviene Giuseppe Bartoletti coordinatore Cgil “Il nostro sistema produttivo è completamente immerso in questa situazione e, per quanto riguarda la Lucchini, non possono essere le banche che garantiscono il futuro. Queste hanno ricapitalizzato il valore sociale della società perché per legge erano tenute a farlo , ma non garantiranno un futuro produttivo. Di fronte a noi abbiamo pochi mesi: o ci sarà un nuovo soggetto che si fa carico della gestione dello stabilimento oppure il rischio di un default appare reale, visto il livello delle perdite. La Cgil tenterà in ogni modo di fermare questa deriva, lotteremo e favoriremo ogni soluzione che garantisca integrità e la continuità produttiva ma tutto ciò appare sempre più difficile. Siamo di fronte al rischio di veder esaurire non solo il lavoro per come lo abbiamo conosciuto per anni, ma anche l’economia di un territorio vasto, un’ esperienza storica che ha fatto crescere generazioni intere sia dal punto di vista dei bisogni materiali sia sotto il profilo di una coscienza morale e civile plasmata sul valore del lavoro. E’ arrivato il momento di immaginare un percorso che dia una nuova prospettiva all’economia del territorio. Questo nuovo scenario non può essere affrontato solo da noi sindacati, infatti l’importanza di questi temi ha bisogno di un intervento forte che può e deve esercitare il Governo nazionale. Il nostro territorio ha visto per molti anni una presenza dello stato nell’economia, gli effetti negativi di un suo ritiro, si pensi ai costi delle aree da bonificare, non possono ricadere interamente o ostacolare nuovi soggetti che volessero investire, così come lo sviluppo del porto che ha bisogno di nuovi fondali , di aree retroportuali e di collegamenti infrastrutturali, ha bisogno di un intervento che aiuti la risoluzione di questi problemi. Piombino è ormai un’ area di crisi e lo sarà sempre di più a fronte dei fatti che stanno accadendo. Per questo motivo bisogna lavorare per far si che il Governo nazionale inserisca il nostro territorio fra quelle aree che hanno bisogno di essere riconvertite e reindustrializzate. Non sarà un percorso semplice, ma un ruolo lo può giocare la regione Toscana che sarà uno dei soggetti preposti ad individuare le aree di crisi. Lotteremo per difendere ,ma al tempo stesso lavoreremo per un nuovo scenario dove il lavoro torni ad essere protagonista.