Il 19 luglio alle 20, nel campo sportivo di Riotorto, la squadra di calcio della CGIL di Livorno sfiderà, in una partita amichevole, gli atleti della Rugge66 Kalo tan, la squadra composta dagli ospiti del centro accoglienza “Villa Gaia”.
L’evento sportivo nasce dall’incontro tra l’associazione che gestisce il centro, “Articolo 2” onlus, e la segreteria confederale della CGIL territoriale che, attraverso Patrizia Villa, segretaria con delega alle politiche dei migranti, ha visitato, insieme alla responsabile del Sol CGIL, Giulia Biagetti, Villa Gaia e si è confrontata con gli ospiti della struttura. “Dall’incontro – spiega Villa – è emersa la volontà comune di superare gli ostacoli culturali e normativi che tendono a emarginare ed escludere i migranti e le persone richiedenti protezione internazionale”.
Da parte di “Articolo 2” onlus c’è la necessità di fare rete sul territorio per favorire l’integrazione e l’accoglienza “Per noi le reti territoriali hanno un’importanza fondamentale – illustrano da Villa Gaia – e le abbiamo costruite incontrando molti attori della zona. Attività centrale è la formazione e l’avvio al lavoro, indispensabili anche in condizioni critiche del mercato del lavoro. La partecipazione solidale è un elemento fondamentale per l’abbattimento delle barriere, in questo senso si inserisce l’incontro da cui nasce l’evento sportivo organizzato con la CGIL”.
Lo stesso nome della squadra è il simbolo di una collaborazione: l’associazione “Ruggero Toffolutti contro le morti sul lavoro” ha partecipato e contribuito sin dall’inizio, con la proposta di partecipare al torneo da loro organizzato ogni anno e co-patrocinando le attività della squadra,la quale, proprio per questo è intitolata a Ruggero “Rugge66” e ricorda il mese di arrivo dei ragazzi, Kalo tan, in lingua bambara – il decimo mese – cioè ottobre.
“Dal dialogo con l’associazione – sottolinea la segretaria della CGIL – sono emersi molti punti d’incontro sulla necessità di costruire pari opportunità universali. Il tema del lavoro necessita di attenzione per non distruggere il delicato tessuto contrattuale e anche per evitare forme estreme di sfruttamento a cui, purtroppo, sono sottoposti migliaia di migranti, di cui il caporalato nelle campagne è l’esempio di una di quelle teste di ariete che abbattono i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, ingenerando concorrenza al ribasso tra soggetti socialmente deboli”.
“Tra gli obiettivi del progetto – conclude l’Associazione – bisogna sottolineare l’accompagnamento a percorsi di autonomia delle/dei richiedenti protezione internazionale, ragazzi e ragazze giovani, non un tutt’uno, ma tante storie diverse che vengono da esperienze molto dure. Per loro è indispensabile acquisire strumenti nuovi per integrarsi nella società locale in condizioni di minore svantaggio”.