Riordino delle Province: Serve un modello per migliorare competitività e servizi e unire la Toscana

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Riordino delle Province: Di seguito la posizione di tutte le Camere del Lavoro della Toscana, della CGIL Regionale e della FP-CGIL Regionale:  “La riflessione sul riordino istituzionale della Toscana non è nuova: iniziò a partire dall’analisi del tessuto socio economico della nostra regione e si realizzò individuando tre sistemi territoriali che presentavano caratteristiche di integrazione e di omogeneità con forti affinità socio economiche. Individuammo tre sistemi territoriali, come gli spazi geografici ottimali entro i quali attivare scelte politiche di governo che superassero limiti e confini comunali e provinciali per affrontare i problemi in una dimensione più ampia che riflettesse l’evoluzione socio-economica avvenuta nel territorio. Oggi siamo di fronte a scelte del Governo che ridisegnano l’assetto istituzionale ispirandosi a principi di risparmio economico, tra l’altro tutto da dimostrare, che produce scelte tutte determinate da fattori aritmetici (Km quadrati e numero di abitanti), senza tenere minimamente di conto, storia, tradizione, omogeneità socio culturale ed economica dei territori che sono sottoposti a detti stravolgimenti. Condivisibile l’accorpamento di funzioni per i piccoli Comuni, condivisibile l’idea di premialità per i piccoli comuni che si fondano, la cosa inaccettabile è che si faccia un riordino istituzionale che non tenga il proprio baricentro dentro una logica di affinità territoriale dal punto di vista dell’integrazione vera che in un determinato spazio geografico si è determinata col tempo. La crisi che ha investito anche la nostra Regione non ha indebolito le ragioni per cui a suo tempo individuammo nelle aree vaste le tre porzioni di territorio toscano su cui agire in modo univoco, ma anzi la crisi ha dimostrato come l’essere più piccoli indebolisce l’efficacia della risposta in qualsiasi campo e settore. Per queste ragioni riteniamo che quell’intuizione sia ancora valida e rappresenti ancora oggi l’ipotesi su cui lavorare per il riordino delle Province Toscane. Il problema non può, e non deve diventare quello del capoluogo, se davvero puntiamo ad un sistema integrato, piuttosto deve essere quello dei servizi che si offrono ai cittadini, sulla loro allocazione, sul come si realizza il decentramento nel territorio e soprattutto per quali funzioni, alla luce della inevitabile riorganizzazione delle amministrazioni dello Stato. Dobbiamo discutere il come si realizza una scelta policentrica, per rendere efficaci e fruibili i servizi che ai cittadini si offrono. La Toscana è terra di sistemi territoriali, di distretti, di sistemi economici locali, di distretti agricoli e rurali, di delicati sistemi della montagna, ogni azione di riordino istituzionale non può prescindere da questa lettura, l’obiettivo è quale assetto si realizza al fine di rafforzare un sistema che nella attuale crisi soffre in modo drammatico. Le tre aree vaste rimangono a nostro parere la risposta più efficace ai problemi che si vogliono affrontare. In ogni caso è nostro obiettivo creare le migliori condizioni di contrattazione affinchè questo processo non penalizzi i servizi e il lavoro in Toscana”.

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