Il caso di Torino:
Quando la CGIL con le altre OO.SS nel giugno di quest’anno denunciarono che la riforma del codice penale avrebbe portato alla depenalizzazione del reato di staking, il sottosegretario alla giustizia Migliore trattò la notizia come falsa con un tweet; Il ministro della giustizia Andrea Orlando ritenne infondate le nostre proteste e dichiarò che avrebbe modificato la legge sullo stalking per impedire errori di interpretazione . Il 4 agosto la legge è stata varata in via definitiva.
La denuncia, diffusa a giugno dalle OO.SS, sosteneva che l’estinzione di alcuni tipi di reato “a seguito di condotte riparatorie”, avrebbe dato la possibilità ai condannati per stalking di cancellare la pena legata alla propria condanna “pagando una somma se il giudice la riterrà congrua, versandola anche a rate” e “senza il consenso della vittima” .
Ne derivò una sequela di pareri e polemiche che hanno scandagliato in tutti i versi la notizia.
Oggi, a seguito dei fatti derivanti dalla sentenza del tribunale di Torino, che sancisce inequivocabilmente “l’estinzione del reato per condotta riparatoria” , corre l’obbligo di tornarci sopra e chiedere spiegazioni. Lungi dal condannare l’applicazione della norma da parte del giudice, torniamo a chiederci: tutti gli oppositori e i convinti della norma cosa hanno ottenuto e cosa hanno fatto?
La stampa riporta in piccolo la questione senza darle lo stesso risalto che fu dato al momento della denuncia da parte della CGIL e delle altre OO.SS. Ecco una delle maniere in cui è stata riportata la notizia: