L’Italia guarda al futuro nel rispetto dei beni comuni. Un futuro, rivendicato da 26 milioni e 850 mila italiani con il referendum del 12 e 13 giugno, fatto di acqua pubblica, energia pulita e rinnovabile, e in cui si ribadisce che la giustizia deve essere uguale per tutti. Una “vittoria della democrazia”, così è stato definito dalla CGIL, il raggiungimento del quorum sui quattro quesiti referendari: acqua, nucleare e leggittimo impedimento. Una straordinaria partecipazione del popolo italiano che, per i referendum abrogativi, non si registrava dal 1995. “Vince la democrazia sui temi dell’acqua, dell’energia e della giustizia uguale per tutti” ha dichiarato Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL. Per la leader della CGIL “è stata una delle occasioni in cui si è riusciti a riunire la partecipazione dei cittadini e la politica”, riuscendo così “nella vittoria della democrazia e in una secca sconfitta delle politiche del governo”. Inoltre, il Segretario Generale della CGIL, rivolgendosi all’esecutivo e sottolineando le sconfitte che in un questo periodo ha incassato: le amministrative e il referendum, ha concluso “ora ha numerose prove che il Paese sta pensando ad altro e che vorrebbe altre politiche, rifletta e tragga le conseguenze”. ll quorum è stato raggiunto con il 57% degli elettori italiani che è andato alle urne per rispondere ai quattro quesiti. Secondo i dati definitivi trasmessi dal Viminale sono quasi identiche le percentuali per tutti e quattro i referendum. In particolare, per i quesiti sull’acqua pubblica ha votato il 57,02%, mentre sull’energia nucleare i votanti sono stati il 56,99% e per il legittimo impedimento il 56,98%. Questi dati si riferiscono agli 8.092 comuni italiani. Inoltre, va ricordato che, il dato complessivo del 57% dei votanti rende comunque ininfluente il dato sull’affluenza alle urne all’estero, in quanto il quorum è ampiamente superato. Ha vinto largamente il fronte del sì: a scrutinio quasi concluso, il 95,7% degli elettori hanno detto sì alla cancellazione della norma sull’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali, il 4,3% no. Il sì ha superato il 96% al referendum sulle tariffe dell’acqua, mentre i no sono stati meno del 4%. All’abrogazione delle norme che consentono la produzione nel territorio di energia elettrica nucleare hanno detto sì il 94,6% dei votanti, mentre i no sono stati il 5,4%. Al quarto quesito referendario, quello sul legittimo impedimento il 95% dei votanti si è espresso per il sì, a votare no il 5%.“Con la vittoria dei Sì, vince la ragione”, ha affermato Antonio Filippi, Responsabile energia della CGIL Nazionale. “Con questo voto – ha proseguito il sindacalista – gli elettori hanno sancito che l’Italia è un Paese moderno che non vuole tornare indietro, che guarda con fiducia al futuro nel rispetto dei beni comuni”. Un referendum, ha concluso Filippi, “che ha affermato anche un altro concetto fondamentale: in uno Stato di diritto, i cittadini di fronte alla legge devono veramente essere tutti uguali”.
Referendum: Vince la democrazia
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