Con Susanna CAMUSSO, Ugo DE SIERVO, Tomaso MONTANARI, Carlo SMURAGLIA
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“La CGIL valuta la modifica costituzionale da una parte come un’occasione persa per introdurre quei necessari cambiamenti atti a semplificare, rafforzandole, le Istituzioni, dall’altra giudica negativamente quanto disposto da tale modifica perché introduce, senza migliorare la governabilità e il processo democratico, un rischio evidente di concentrazione dei poteri e delle decisioni: dal Parlamento al Governo, dalle Regioni allo Stato centrale… L’Assemblea Generale della CGIL invita a votare NO in occasione del Referendum Costituzionale che si terrà il 4 dicembre 2016”
Dalida Angelini, segretaria generale CGIL Toscana, spiega le ragioni del NO. GUARDA IL VIDEO.
Gli effetti della Riforma Costituzionale
Il Senato. Non più eletto e con senatori part time
Il nuovo Senato, per composizione e soprattutto per le funzioni assegnate, avrà difficoltà a svolgere il necessario coordinamento istituzionale fra Regioni e Stato, essenziale a conciliare le esigenze di decentramento con quelle unitarie. Al Senato, infatti, non è attribuita congrua facoltà legislativa in tutte le materie che hanno ricadute sulle istituzioni territoriali e la sua stessa composizione non garantisce l’adeguata rappresentanza e rappresentatività di Regioni e autonomie.
Il Titolo V. Troppi poteri in materia legislativa al governo
Pur condividendo l’intenzione di cambiare l’equilibrio dei poteri tra Regioni e Stato, definito dalla modifica costituzionale del titolo V nel 2001, l’esito finale è sbagliato: si passa da un eccesso di materie concorrenti ad una riduzione drastica della facoltà legislativa autonoma delle Regioni.
La possibilità per il Governo di attivare una corsia preferenziale, per i provvedimenti ritenuti essenziali per l’attuazione del programma, attribuisce al Governo un eccesso di potere in materia legislativa.
Il Procedimento Legislativo. Moltiplicazione dei procedimenti previsti e rischio contenzioso
L’eccesso di potere legislativo del governo non trova compensazione nelle disposizioni relative agli altri livelli istituzionali la cui capacità di incidere nel procedimento legislativo è limitata, né nella partecipazione diretta dei cittadini né delle loro rappresentanze. Inoltre, la semplificazione del procedimento legislativo che si voleva ottenere, con il superamento del bicameralismo perfetto, è vanificata dalla moltiplicazione dei procedimenti previsti a seconda della natura del provvedimento in esame. Una moltiplicazione che rischia di rendere lo stesso iter delle leggi oggetto di contenzioso davanti la Corte costituzionale.
Gli Organi di Garanzia. Viene meno il bilanciamento dei poteri
I nuovi criteri per l’elezione degli organi di garanzia – Presidente della Repubblica, Giudici della Corte costituzionale di nomina parlamentare, componenti laici del CSM – rischiano di essere subordinati alla legge elettorale, facendo così venir meno la certezza del bilanciamento dei poteri di cui la Costituzione deve essere garante, con la possibilità di determinare un restringimento del pluralismo e della rappresentanza delle minoranze.
Riforma e Legge Elettorale. No all’Italicum, salvaguardare principio rappresentatività.
Il progetto finale non è quello di una modernizzazione delle nostre istituzioni Repubblicane, ma di una centralizzazione dei poteri che diventa inevitabilmente una riduzione delle possibilità stesse, sia di mediazione politica, che di mediazione sociale. Questa rarefazione della dialettica politica e sociale diventa veramente preoccupante nel combinato disposto con l’attuale legge elettorale approvata, l’Italicum. Tale legge, infatti, subordina il principio di rappresentatività al principio di governabilità, senza salvaguardare la piena libertà di scelta dei candidati da parte degli elettori. In questo senso rivendichiamo una modifica della legge elettorale.