I sindacati attaccano anche sui giorni alterni: “Progetto di riorganizzazione da modificare. Se l’azienda non ci ascolta, pronti alla mobilitazione”
No alla privatizzazione e no al recapito a giorni alterni. Questa la volontà espressa stamani all’attivo unitario dei lavoratori di Poste Italiane della Toscana a cui hanno aderito tutte e sei le sigle sindacali firmatarie del contratto nazionale: Slc-Cgil, Cisl-Slp, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal, Ugl.
“Desta forte preoccupazione la decisione del governo di cedere il controllo del 35% delle azioni di Poste a Cassa Depositi e Prestiti, insieme all’annunciata volontà di collocazione sul mercato del 30% di azioni rimaste in mano al Ministero Economia e Finanza, smantellando di fatto un servizio pubblico rivolto ai cittadini e mettendo a rischio i lavoratori – si legge nel documento approvato dall’assemblea – Mossa che farà perdere definitivamente a Poste Italiane la caratteristica di servizio sociale, che in futuro sarò costretta a rispondere solo alle logiche del profitto, con scarso interesse ai settori più deboli a cui oggi si rivolge”.
Hanno partecipato ai lavori i segretari generali della Toscana dei sindacati di categoria – Graziano Benedetti della Slc-Cgil, Vito Romaniello della Cisl-Slp, Renzo Nardi della Uilposte, Luigi Ferraro della Failp-Cisal, Orazio Peluso della Confsal e Guglielmo Ruffo della Ugl – che hanno ribadito le criticità emerse nel progetto di recapito a giorni alterni portato avanti da Poste Italiane ad Arezzo (dove è partito il 2 maggio scorso) e Prato (partito invece il 27 giugno). Il recapito a giorni alterni sarà realtà in tutta Italia entro il 2017.
Con il recapito a giorni alterni in provincia di Arezzo sono stati tagliati 61 posti di lavoro, mentre a Prato saranno 41 i posti di lavoro in meno. A regime, dicono i sindacati, gli esuberi in Toscana saranno un migliaio.
“Faremo iniziative pubbliche per spiegare i rischi del progetto industriale di Poste Italiane che prevede privatizzazione e recapito a giorni alterni – spiegano i sindacati – Faremo incontri con le istituzioni, con i parlamentari toscani, con le associazioni dei consumatori, con i sindacati dei pensionati. Tutti devono sapere che la privatizzazione e il recapito a giorni alterni sono frutto di scelte industriali sbagliate. Se l’azienda non ci ascolterà siamo pronti alla mobilitazione. Valuteremo tutte le possibilità, fino allo sciopero generale“.
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