I dipendenti del Porcavacca minacciano un nuovo sciopero a causa delle condizioni di lavoro che restano invivibili, nonostante tutti gli sforzi del sindacato di riferimento, la Filcams CGIL della provincia di Livorno, di intavolare una trattativa costruttiva.
3 mesi di trattative e ancora nessun segnale di apertura concreto da parte dell’azienda, che continua a perpetrare azioni punitive e penalizzati nei confronti dei dipendenti che, a febbraio, si sono rifiutati di lavorare in condizioni impossibili, proclamando lo sciopero che ha portato, poi, all’apertura di una trattativa “Dopo lo sciopero e le iniziali contraddizioni, tra cui la minaccia di chiudere definitivamente il locale, di avviare licenziamenti collettivi oppure di operare riduzioni orarie – racconta la Filcams – è iniziata una serie di incontri che avevano l’obiettivo di correggere sia i livelli di inquadramento, che risultavano e sono ancora oggi troppo bassi rispetto alle mansioni svolte, sia la situazione relativa alle pressioni psicologiche subite dai lavoratori che è stata la motivazione scatenante dello sciopero e, quindi, l’elemento più importante da normalizzare”.
All’apertura della trattativa era stato fissato una sorta di punto zero, l’azienda chiedeva forte motivazione ai dipendenti per risollevare le sorti del locale e i rappresentanti sindacali avevano chiesto e ottenuto l’impegno dell’azienda a rivedere i livelli di inquadramento e a garantire un clima di lavoro sereno “Purtroppo l’azienda non ha mantenuto gli impegni presi – prosegue la Filcams – dopo circa neanche un mese, è stato accordato il 5 livello di inquadramento soltanto alle persone che non avevano fatto sciopero e le indebite pressioni sono continuate nei confronti dei dipendenti sindacalizzati, comportamento poi negato durante le trattative, purché ai nostri iscritti fossero arrivate lettere di contestazione disciplinari assurde”.
Nel frattempo sono passati i 3 mesi previsti per riavviare il locale ed era arrivato il momento di rivedere i livelli d’inquadramento, ma sono state necessarie numerose richieste per riuscire a intavolare questa discussione che, alla fine, ha avuto esito negativo “Sui livelli di inquadramento da adeguare in base alle mansioni svolte dalle lavoratrici e dai lavoratori – sottolinea la Filcams – l’azienda ha fatto un passo indietro e si è rifiutata di dare il livello previsto dal contratto nazionale del turismo, proponendo alternative inaccettabili e, se non bastasse, sta cercando di imporre unilateralmente ai dipendenti sindacalizzati una riduzione oraria mentre opera selezioni per nuove assunzioni”.
L’elemento peggiore per i rappresentanti dei lavoratori è comunque il pessimo clima che tutti i dipendenti sono costretti a subire “L’azienda lascia che i propri responsabili instaurino un clima di terrore – conclude la Filcams – al fine, probabilmente, di indurre alcuni dipendenti alle dimissioni, una condotta che non siamo disposti ad accettare senza combattere ed è per questo che siamo pronti a nuove mobilitazioni se l’azienda non ristabilirà correte relazioni sindacali”