Piano del lavoro 2019 della Cgil provincia di Livorno: il testo integrale del documento

Piano del lavoro 2019 della Cgil provincia di Livorno: il testo integrale del documento

CGIL PROVINCIA DI LIVORNO, PIANO DEL LAVORO 2019

La Cgil provincia di Livorno sulla base del Piano del Lavoro nazionale della Cgil presenta l’aggiornamento del Piano del Lavoro riguardante situazione economica e occupazionale del territorio.

Le analisi fatte evidenziavano una crisi sistemica di tutta la provincia di Livorno, con pesanti ricadute soprattutto nelle aree di Livorno e della Val di Cornia (vedi il rapporto Ires CGIL Toscana Gennaio 2019 parte integrante del Piano del Lavoro).

Il mancato ascolto dei segnali ha generato lentezza nell’assumere strumenti straordinari (accordi di programma e riconoscimento dello stato di aree di crisi complessa) che, seppur importanti e strategici, non sono stati in grado di arginare l’emorragia di posti di lavoro che ha subito il territorio. Strumenti che a nostro giudizio, a distanza di 4 anni dalla loro sottoscrizione, ad eccezione di alcuni comuni (Rosignano, Collesalvetti e in parte Piombino per la parte riguardante gli investimenti pubblici) e alcune infrastrutture (iniziate ma non terminate), evidenziano tutti i limiti rispetto ad una reale e forte reindustrializzazione del territorio.

La mancata creazione di lavoro di qualità ha generato un progressivo peggioramento delle condizioni occupazionali che hanno minato il clima sociale del territorio.

Dai dati in nostro possesso infatti la domanda di lavoro è fortemente precaria e flessibile. Un numero elevato di disoccupati a bassa qualifica è costretto a accettare qualsiasi forma contrattuale pur di garantirsi un minimo di salario, generando un pericoloso dumping sociale soprattutto nel settore degli appalti.

Il quadro è ancora più pesante per le donne, le quali spesso si trovano ad accettare condizioni di lavoro penalizzanti che non tengono conto della conciliazione dei tempi vita/lavoro. Senza contare le pesanti riduzioni di orari o revisioni salariali ad ogni variazione di appalto o di azienda. Molte di esse lavorano spesso con contratti a orario inferiore a quello effettivamente prestato, con livelli retributivi inferiori a quelli maschili a parità di livello e ruolo.

Questa situazione ha una doppia implicazione: da un lato essa genera una frattura pericolosa nella società e tra i lavoratori stessi e dall’altro danneggia le aziende “corrette” che non praticano questo sfruttamento. A questo si aggiunge l‘ondata xenofoba che spinge gli ultimi verso i penultimi cavalcando il disagio e la paura in modo cinico e tendenzioso. Bisogna inoltre aggiungere che alcuni datori di lavoro approfittano dell’offerta di manodopera a basso salario dettata dalla disperazione per abbattere i costi del lavoro ed eludere i Ccnl.

Da un lato perciò esistono aziende che garantiscono diritti, messe di fatto in forte crisi da aziende che sfruttando il crescente bisogno di lavoro creano un dumping sociale sui diritti, sui contratti di lavoro e sulla sicurezza dei lavoratori.

Questa processo è fortemente presente in tutta la filiera degli appalti, dove la corsa a creare profitto produce soltanto la riduzione di diritti tutele e salario dei lavoratori.

Tutto questo spingere a ribasso la qualità del lavoro, dei servizi e della qualità dell’occupazione è pericoloso per l’economia territoriale, per i lavoratori e per i disoccupati, in quanto sta annientando le conquiste in termini di diritti e tutele: per questo a Livorno saremo impegnati con ancora più convinzione a portare avanti la battaglia per una nuova stagione dei diritti, sostenendo la “Carta dei diritti universali dei lavoratori” e il piano straordinario per l’occupazione

Il territorio della provincia di Livorno ha delle potenzialità, ma occorre ritrovare insieme la via alta dello sviluppo e una condivisione degli obiettivi da raggiungere.

Le parole d’ordine sono ancora:

Futuro: perché solo progettando il territorio insieme guardando nuovi orizzonti di sviluppo potremo cogliere le opportunità per le nuove generazioni

Integrazione: perché tutti noi dobbiamo riappropriarci dei concetti di solidarietà, collettività e uguaglianza, proponendo una visione solidaristica e alternativa all’individualismo che trasversalmente colpisce ogni strato della società.

Sistema: perché il fare “gruppo” dando risposte collettive ai problemi è l’unica alternativa a un disegno di disgregazione sociale messo in atto dai grandi capitali, un disegno che tende a mettere al centro il singolo abbandonato a sè stesso nel far fronte alle crescenti difficoltà.

Lavoro, Tutela e Diritti: perché è fondamentale riappropriarci dell’etica del lavoro nella sua integralità, mettendo al centro la dignità della persona, pretendendo risposte concrete nella ricerca, nella qualità, nella tutela e nella dignità di ogni lavoro e per ogni lavoratore e lavoratrice.

Da questo la necessità di programmare sviluppare e costruire insieme quelle risposte che il tessuto sociale ed economico richiedono.

A nostro avviso occorre rilanciare un’area “metropolitana” che veda coinvolte le province di Livorno e Pisa come sistema economico integrato.

Per questo a partire dalla nostra provincia occorre un disegno nuovo di territorio, un territorio integrato nel quale ogni Comune deve mettere da parte i propri interessi territoriali, dando quelle risposte sinergiche atte a migliorare la qualità della vita e del lavoro.

Il valore del lavoro deve tornare al centro del dibattito e occorre investire nella qualità del lavoro:

proteggere chi perde il lavoro e valorizzare le professionalità anche riqualificandole.

contrastare il precariato, investendo di più nella formazione continua e nella buona occupazione.

Le attività industriali sono in declino, in forte crisi sull’area della costa, ma la costa è anche il territorio con le caratteristiche adeguate per essere il motore di rilancio della Toscana.

Aver raggiunto l’obiettivo della sottoscrizione degli accordi di programma e del riconoscimento dello stato di aree di crisi complessa, per Livorno e Piombino non significava e non significa aver raggiunto il rilancio dei territorio.

Gli interventi previsti dagli accordi di programma, dove sussiste la necessità di investimenti del privato, sono in ritardo e questo non è più accettabile; richiamiamo quindi tutti al rispetto degli impegni presi, in primo luogo riattivando il confronto sul territorio attraverso lo strumento delle cabine di regia, riunite troppo raramente.

Non è più rinviabile la definizione di idonee politiche territoriali volte all’attrazione degli investimenti o alla realizzazione dei progetti sottoscritti.

E’ ormai intollerabile il mancato avvio di nuovi processi di industrializzazione, partendo dalle aree deindustrializzate, anche provvedendo velocemente alla loro bonifica e alla messa a disposizione del territorio.

La presenza di aree Sin e Sir sul territorio sta rappresentando un freno a nuovi investimenti, per questo occorre accelerare i processi di bonifica.

In un contesto di economia circolare, le bonifiche e l’impiantistica legata alle bonifiche può rappresentare un volano per lo sviluppo del territori, fermo restando la realizzazione di idonei impianti di trattamento ed un continuo e attento monitoraggio sul rispetto delle regole della salute e sicurezza

Diventa fondamentale la formazione dei lavoratori e una forte sinergia pubblico- privato per creare una filiera ecologica, finalizzata alle bonifiche e alla valorizzazione dell’ambiente. Su questo richiamiamo la piattaforma integrata per lo sviluppo sostenibile, uno studio di grande livello che indica la via virtuosa alla crescita e al benessere sociale

Chiediamo un ruolo attivo della Regione Toscana, in coordinamento con gli Enti locali interessati, per concludere le procedure e accelerare con la messa in mora dei soggetti inadempienti.

Noi ribadiamo che i settori sui quali individuare efficaci azioni di attrazione di investimenti finalizzati a rendere competitivo il territorio sono:

Porto

Logistica integrata

Servizi alla persona

Industria e manifatturiero

Turismo

Energia

Ricerca

Ambiente

Per fare questo però è necessaria una condivisione sulle scelte di programmazione urbanistica degli Enti locali e la periodica verifica dell’adeguatezza degli strumenti per le aree destinate a nuovi insediamenti produttivi. Riqualificazione urbana e corretto utilizzo degli spazi senza sprechi di edifici abbandonati.

L’industria e il turismo sono parte integrante di questi nuovi processi e non elementi in contrapposizione. C’è bisogno di logistica, servizi e energia, efficiente e a basso costo, ma sopratutto di aree dove svilupparsi.

Priorità:

Realizzazione in ogni sua parte del piano industriale Jindal cosi come concordato tra i soggetti istituzionali, mantenendo altissima attenzione alla questione ambientale e alle bonifiche

Realizzazione dei progetti General Elettric e PIM cosi come concordato tra i soggetti istituzionali.

Realizzazione della Darsena Europa, indispensabile per dare maggiore competitività/attrattività al territorio e occupazione di qualità. Per questo le istituzioni, a tutti i livelli, devono impegnarsi affinché i tempi di realizzazione siano certi e i più rapidi possibili.

Realizzazione dei collegamenti viari e ferroviari sulla costa e verso i corridoi logistici europei prevedendo se possibile la produzione dell’acciaio necessario in zona

Interporto: esso rappresenta infatti una realtà importante dal punto di vista dello sviluppo occupazionale legato alla logistica e la retroportualità. Occorre perciò che si accelerino gli interventi necessari per farlo diventare un polo di collegamento con i corridoi logistici europei. Il nostro territorio ha del resto un’area di retroportualità necessaria e fondamentale per le nuove basi logistiche.

Consolidamento delle imprese della componentistica auto che passi attraverso innovazione tecnologica e ricerca. Per questo riteniamo importante anche il rilancio dell’osservatorio regionale sulla componentistica.

Consolidamento e sviluppo della cantieristica Navale: rilanciamo, a questo proposito, il tema di un distretto nautico della costa per sviluppare e creare nuove opportunità di lavoro che coinvolgano principalmente risorse umane del territorio anche attraverso una collaborazione stabile con le scuole. A tal proposito è necessario dare un nuovo impulso alle riparazioni e alle manutenzioni navali-diportistiche e chiudere la gara per la concessione dei bacini, affidandoli a chi presenterà il miglior piano industriale con il maggior numero di occupati. Occorre quindi, valorizzare le realtà presenti sul territorio, ma anche cogliere sinergicamente le prospettive future sul polo di riparazione e smantellamento di Piombino.

Attrazione delle imprese della filiera della nautica tenendo presente l’insediamento di imprese nautiche sull’area costiera, investendo sulle aziende locali e sui lavoratori del territorio. Molte delle lavorazioni a più alto valore aggiunto, tipiche di questa filiera, attualmente sono affidate a imprese esterne alla Toscana per questo siamo convinti dell’importanza di formare risorse specializzate sul nostro territorio

E’ poi esclusivamente grazie alla ricerca che si raggiungono quelle eccellenze che determinano il consolidamento strutturale ed economico dei sistemi industriali sul territorio, si attraggono investimenti ed investitori e si superano le competitività di settore. Altro tema fondamentale è il rapporto con le multinazionali.

Oggi il livello di competizione è alle stelle, i profitti vanno e vengono, e i costi di produzione e di gestione sono sempre più elevati, anche nei paesi in via di sviluppo. Occorrono leggi Nazionali e Regionali volte a definire regole esigibili sulla sostenibilità industriale, ambientale ed occupazionale nei confronti delle multinazionali. Ci siamo trovati di fronte a dismissioni di attività industriali da un giorno all’altro. Lavoratori utilizzati per anni sono stati lasciati a casa senza la possibilitá di provare a salvare l’attività produttiva, con conseguente abbandono di aree i cui costi di bonifica vanno a carico della collettività

Energia: siamo convinti che l’energia alternativa rappresenti il futuro, però le società che producevano energia elettrica non possono abbandonare le centrali senza prevedere compensazioni o, peggio ancora, non prevedere alcuna riconversione. Chiediamo quindi un intervento dei Comuni e della Regione affinché si avvii una fase di riconversione.

Lo smantellamento lento e costante delle centrali di produzione di energia è un fattore che stiamo pagando caro sia in termini di costi energetici sia sul piano occupazionale. L’energia costa troppo e la bolletta elettrica continua a gravare sul sistema industriale (nel nostro caso soprattutto nei settori della raffinazione, della chimica, vetro e della ceramica.) . Questi fattori colpiscono pesantemente l’industria e la spingono verso la delocalizzazione. Abbassare quindi il costo dell’energia resta la priorità per il sistema produttivo, per la ripresa economica e per creare occupazione.

Il sistema, inoltre, non è in grado di garantire la stabilità della rete e la sicurezza della fornitura. Sono necessari investimenti per le riconversioni delle centrali con cicli combinati a gas o con altre materie prime a basso impatto ambientale, che assicurano i servizi di bilanciamento e di riserva.

Dobbiamo investire sulle rinnovabili. Il solare, l’eolico, il termoelettrico sono le fonti su cui investire per il futuro della nostra provincia e del nostro Paese.

La produzione di prodotti petroliferi da raffinerie italiane mantiene un’importanza strategica in quanto contribuisce alla riduzione dei prezzi dei prodotti petroliferi, genera emissioni ben al di sotto dei Paesi di importazione (sia per ciclo produttivo che per qualità dei carburanti) e garantisce un approvvigionamento sicuro.

Il mondo della raffinazione sta cambiando totalmente, è bene esserne consapevoli, non si può trattenere il respiro fino a quando non si sarà esaurito il processo di utilizzazione di energia da materie fossili.

È necessario attrarre investimenti mirati a diversificare per lavorare sulle eccellenze, su prodotti ad alta qualità e a basso impatto ambientale.

Nel settore chimico non possiamo prescindere dall’investire sulla chimica tradizionale perché diventi green, perché oggi resta ancora il cuore del sistema.

E’ il sistema che deve diventare verde, e per farlo bisogna sorreggerlo di investimenti, di ricerca sui prodotti e sui materiali, di innovazione, di ambienti e infrastrutture in grado di supportare il cambio di passo della chimica italiana.

Turismo e commercio: Il turismo è un volano importante per il rilancio produttivo di tutta la provincia: al di là dei territori segnati profondamente da una massiccia industrializzazione, esiste la Toscana, fatta di paesaggi incontaminati, eccellenze agroalimentari e luoghi permeati dalla creatività dei migliori artisti. Attraverso lo sviluppo delle crociere e la valorizzazione delle eccellenze, il turismo ha grandi potenzialità, tali da rilanciare anche il commercio di prodotti tipici e artigianali, attività di cui le nostre strutture di accoglienza sono carenti. Turismo e commercio, però, sono settori il cui sviluppo deve essere costantemente monitorato, pretendendo il rispetto del contratti nazionali e scoraggiando forme di lavoro precario e penalizzante, dilaganti e non ancora liberati completamente dai voucher. Bisogna puntare alla destagionalizzazione del settore e ad introdurre buone pratiche che premino quelle aziende virtuose che rispettano i contratti collettivi e le assunzioni stabili, bisogna prevedere un codice etico del commercio e del turismo che punti a un consumo consapevole attraverso un bollino di qualità.

La croceristica diventa ed è un’opportunità non solo dal punto di vista turistico. La croceristica è infatti legata anche a tutto il sistema dell’indotto ad esso collegato, vedi il rifornimento navi da crociera che in passato era presente su nostro territorio.

Agricoltura: E’ necessario un rapporto chiaro tra uso del territorio, produzione vinicola e ortofrutticola di qualità e la sua implementazione con le attività di produzione dei prodotti, tale da rilanciare il settore con un impatto positivo sull’occupazione, fermo restando il monitoraggio delle attività e l’utilizzo delle norme volte a combattere il caporalato. Abbiamo la certezza di avere delle eccellenze mondiali e il mercato ortofrutticolo delocalizzato in aree logistiche chiave può svolgere un’importante funzione commerciale per le imprese del territorio. L’agroittica è un settore che si sta sviluppando sul territorio e che si integra con attività di pesca e attenzione al rispetto della fauna marina

Edilizia e problema casa La nostra provincia ha un importante patrimonio Erp ma nonostante questo il fenomeno della perdita del lavoro accompagna una crescente morosità incolpevole e di case che vanno all’ asta per l’impossibilità di pagare il mutuo. Sulla morosità gli strumenti a disposizione sono contributi e alloggi transitori che troppo spesso non eliminano il problema perché ritrovare lavoro è sempre più difficile e nessuno affitta case ai disoccupati. Per le aste non esistono a tutt’oggi soluzioni in quanto nessuna misura è stata messa a disposizione dei Comuni. Occorre prevedere accordi con gli enti economici e finanziari per tentare di recuperare almeno parte di quegli alloggi all’Erp oppure all’edilizia sociale. I quartieri nord fanno i conti con un patrimonio immobiliare sempre più obsoleto e la continua mancanza di fondi adeguati peggiora ogni giorno le condizioni degli alloggi.

La Cgil ritiene che Livorno e i Comuni della sua provincia debbano recepire il codice etico e sulla base di quello attivare non solo gare a offerte economicamente più vantaggiose, ma anche attivare parametri certi per quanto riguarda la sicurezza, l’affidabilità, qualità, stabilità occupazionale e la certezza della prestazione programmate sugli interventi per:

– l’edilizia abitativa con immobili a costi contenuti, a canone sociale e concordato specie in provincia

– promuovere il recupero, la ristrutturazione e la riqualificazione dei quartieri, dotandoli di infrastrutture sportive e socio culturali, in grado di aggregare giovani e anziani

– attivare politiche per la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica e per l’adeguamento delle strutture alle nuove esigenze di socializzazione e di didattica. Valorizzazione dell’istruzione per adulti con l’assegnazione di una sua sede definitiva, per una adeguata didattica verso gli adulti e gli stranieri e per una riqualificazione di personale in cerca di nuova occupazione.

– Visti i bruschi cambiamenti climatici e i necessari investimenti nelle abitazioni, dobbiamo mettere in campo incentivi all’investimento per costruire e ristrutturare le abitazioni con materiali eco-compatibili e a risparmio energico.

Credito Il sistema bancario deve necessariamente recuperare il suo ruolo economico-sociale di intermediario tra raccolta del risparmio ed erogazione del credito, tralasciando politiche commerciali esclusive e di breve respiro e facendosi carico nuovamente e con sempre più forza del tema della responsabilità sociale d’impresa nei confronti di tutti i soggetti economici suoi interlocutori e verso i territori e i comuni più piccoli.

Servizi al cittadino, diritto alla salute, assistenza alla persona, alla famiglia, all’infanzia, istruzione: Lo Stato sempre di più si sottrae al suo ruolo di attore sociale, attraverso norme e interventi che impoveriscono lo stato sociale e i servizi al cittadino complessivamente intesi, negando progressivamente i diritti basilari sanciti dalla Costituzione. Il ritardo nei finanziamenti per sostenere le spese degli educatori che affiancano i docenti di sostegno nelle scuole di secondo grado crea innumerevoli disagi agli alunni diversamente abili per una vera inclusione e integrazione nella scuola. Oltre ai disagi a cui è esposta la popolazione, che riscontra sempre maggiori difficoltà nell’erogazione dei servizi, si aggiunge il disagio dei lavoratori pubblici e di quelli privati che erogano servizi pubblici, questi ultimi gravati, inoltre, dal peso di operare in un sistema degli appalti che comprime i costi del lavoro.

Una situazione che alle lunghe può divenire insostenibile ed esplosiva, se non si procede nel concreto con un piano straordinario di assunzioni nella pubblica amministrazione, in tutti i suoi ambiti, eliminando, una volta per tutte, quei limiti del turnover che ne bloccano le assunzioni e che ne ingessano il funzionamento dell’attività e l’erogazione dei servizi, secondo standard di efficacia ed efficienza.

Dopo gli annunci del ministro Bongiorno di assumere circa 400mila unità nelle funzioni centrali, non si può tornare indietro. Si devono dare risposte chiare, affinché ai giovani sia finalmente permesso l’accesso alla pubblica amministrazione, perché la macchina pubblica possa beneficiare di energie e competenze nuove, soprattutto in virtù della svolta digitale tanto declamata dai governi.

Nelle funzioni locali, il Comune di Livorno deve dare un importante segnale e assumere per il massimo delle sue capacità assunzionali, senza indugiare ulteriormente, e fare da traino a tutti gli altri enti della provincia di Livorno che sono nella condizione di assumere.

Particolare attenzione, sul nostro territorio, va posta sulla riorganizzazione e sulla prospettiva del servizio sanitario. La mancata attuazione del piano regionale in merito alla messa a regime delle case delle salute sta provocando un doppio danno: il primo legato alla mancanza di un servizio adeguato rispetto alla riorganizzazione prevista dalla legge regionale in termini di servizi al cittadino, il secondo in termini occupazionali (la costruzione e/o ristrutturazione dei vari presidi esistenti sul territorio avrebbe infatti portato e porterà la necessità di implementare l’occupazione locale). Occorre quindi che le istituzioni tutte si impegnino nei confronti dei cittadini al rispetto di quanto pattuito, con un cronoprogramma degli impegni da assolvere.

La sanità locale ha bisogno di forti investimenti anche dal punto di vista occupazionale e di un ragionamento di prospettiva. Nella nostra provincia cominciano sempre più a paventarsi problemi in merito alla reperibilità di professionisti specializzati: alcuni territori rischiano di non erogare alcune prestazioni (vedi ad esempio il problema ginecologia Piombino).

Occorre dare in tempi certi un nuovo ospedale che sia rispondente alle nuove esigenze, pertanto chiediamo alla Regione e al Comune che in breve tempo si arrivi a definire il nuovo accordo di programma per l’ospedale di Livorno: questo darà un grosso contributo al nostro territorio.

Gli ospedali che dovevano lavorare sinergicamente non sono ancora in relazione. Per la nostra realtà insulare, l’Elba, i servizi non sono adeguati. Il quadro è aggravato da divisioni territoriali e dall’indebitamento dei Comuni.

Siamo fortemente preoccupati del dilagare del ricorso al privato a causa dell’incremento dei tempi delle liste di attesa: secondo noi una verifica sulle dotazioni organiche e una loro implementazione potrebbe costituire una prima risposta .

Manifestiamo forti preoccupazioni per quello che pare essere un impoverimento su alcuni territori del servizio sociale alla persona dedicato a quelli che sono i soggetti più fragili. La nostra provincia vede una presenza in continuo aumento di persone anziane che necessitano di cure, per questo diventa fondamentale un’analisi attenta a quelle che dovranno essere le politiche sociali relativamente alla cura della persona soprattutto inerenti le residenze per anziani, dove si rischia che il privato si sostituisca integralmente al pubblico.

Altro ambito in cui è urgente un intervento è quello degli appalti, per il quale abbiamo proposto anche un quesito referendario. Occorre velocemente sottoscrivere sul territorio e particolarmente con le istituzioni locali un accordo sulle clausole sociali, sia nei settori pubblici che nei settori privati, che garantiscano stabilità occupazionale e mantenimento delle condizioni economiche e contrattuali pregresse. Siamo stufi che i ribassi effettuati dalle aziende ricadano prevalentemente sui lavoratori: da molti anni infatti le loro retribuzioni si stanno riducendo in maniera importante a causa dei forti ribassi effettuati.

Sopratutto in alcuni settori siamo arrivati a livelli di prestazioni che rasentano i minimi essenziali sanciti dalle stesse disposizioni normative.

Devono essere richiamati i contratti collettivi da cui hanno origine le tabelle ministeriali sulla determinazione del costo orario ai fini del controllo della congruità dell’offerta, devono essere inserite chiare clausole di recesso in caso di inadempimento del rispetto della clausola sociale.

Nei cambi di appalto infatti occorre velocemente sottoscrivere sul territorio e particolarmente con le istituzioni locali un accordo sulle clausole sociali, sia nei settori pubblici che nei settori privati. I bandi dovrebbero essere conosciuti prima di pubblicarli per evitare che si trasformino in boomerang per i lavoratori e le lavoratrici.

Non è accettabile che mentre da una parte si discute di creare lavoro, dall’altra parte si assista a una emorragia continua di lavoro e di diritti. Per tali ragioni la Cgil propone di mettere in campo iniziative specifiche finalizzate al raggiungimento di questo obiettivo.

Questi sono gli obiettivi fondamentali che, a nostro avviso, possono rilanciare l’occupazione, ma restano progetti per il futuro, mentre gli inoccupati aumentano e il sostegno al reddito si assottiglia sempre di più né il promesso reddito di cittadinanza ancora pare garantire, a fronte di un attacco al welfare state, prospettive e miglioramenti a lungo termine

C’è un imponente patrimonio industriale nella nostra provincia che comprende la raffinazione, la chimica ed il settore della gomma plastica e che deve essere oggetto di attenzioni particolari per consolidarne il futuro.

Infine:

Chiediamo reddito di garanzia e continuità come da tesi congressuali, sperimentale di almeno 3/4 anni, atto a preparare i lavoratori, attraverso la formazione alle nuove opportunità di lavoro. Occorre legare formazione, riqualificazione e incrocio domanda offerta di lavoro senza trascurare forme attrattive per il nostro territorio per le imprese.

Incrociare esigenze formative è fondamentale per il rilancio del territorio, occorre una mappatura delle professionalità, un nuovo investimento nella scuola pubblica come volano formativo di continuità. Tutto questo può e deve essere fatto attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti preposti istituzionali e associazioni di categoria. Valorizzare i centri per l’impiego puntando alla stabilizzazione dei precari storici e ad un nuovo protagonismo del pubblico rispetto al mercato del lavoro che troppo spesso è delegato a soggetti privati.

Non vogliamo uno strumento di assistenzialismo, ma uno strumento formativo e di inserimento nel mondo del lavoro, che oltre ai disoccupati, uomini e donne, abbia un’attenzione anche per chi è in condizioni di svantaggio. Particolare attenzione e un intervento straordinario andrà pensato anche per agli over 50, ossia a coloro che sono stati penalizzati dalla legge Fornero in materia previdenziale e che avranno le maggiori difficoltà essere inseriti nel mondo del lavoro. E come richiesto anche dalla Cgil a livello nazionale una revisione della Naspi per i lavoratori stagionali.

Gennaio 2019

 

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