Offerta logistica integrata, Filt: “Deve essere toscana ma è ancora un traguardo troppo lontano”

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La Filt CGIL di Livorno non ritiene un passo in avanti la firma di un altro protocollo che dovrebbe aiutare il processo di integrazione dell’offerta logistica toscana, siamo in grave ritardo e le buone intenzioni dovrebbero trasformarsi in percorsi fattivamente operativi.
Poco esaltante è anche il dibattito sulla nuova infrastruttura portuale livornese che, a oggi, appare decisamente anacronistico e ci chiediamo dove fossero questi abili strateghi della portualità nella lunga era di “congelamento” dello sviluppo infrastrutturale del Porto, i quali oggi si lanciano in attente analisi degli scenari mondiali e dei mercati, purché, probabilmente, alcuni di questi non abbiano mai visitato una banchina.
Oggi Livorno ha il suo strumento di rilancio ed è evidente che il territorio deve essere in grado di cogliere la spinta che arriva dalle prese di posizione, seppur tardive, della Regione Toscana e provare a realizzare il massimo possibile per garantire lavoro e una vita dignitosa ai propri cittadini.
Ci auguriamo, inoltre, che il territorio sia finalmente in grado di presentare, per la guida delle nuova A.P, un soggetto che ne conosca profondamente le problematiche e che sia davvero in grado di rappresentare gli interessi di una così articolata comunità.
Siamo rammaricati che la politica, le istituzioni, la macchina burocratica delle stesse Autorità Portuali ci abbiano messo così tanto tempo a creare le condizioni per fare il primo vero passo.
Da parte dei lavoratori e dei loro rappresentanti è sempre stata decisa la richiesta di non disperdere le opportunità di una offerta logistica integrata e soprattutto Toscana, richieste agli atti negli archivi sindacali e in continuità fino all’iniziativa pubblica del dicembre 2014, dove la Filt Cgil di Livorno e della Toscana hanno invitato la Regione Toscana e le A.P. Di Livorno, Piombino e Carrara,.
Il porto di Livorno però non può fermarsi a discutere del solo progetto della Darsena Europa, perché ancora oggi troppe ombre rischiano di oscurare le nuove prospettive di sviluppo:

non è ancora stato risolto il nodo degli spazi dedicati ai Ro-Ro, che continua a generare una corsa al ribasso tariffario, punendo le imprese più virtuose, sia in termini di rapporti con il sindacato che in termini di investimenti e occupazione creata

resta ancora è tutt’altro che definita la questione dell’art 17 che, in virtù della temporanea partecipazione dell’A.P. livornese nella società, dovrà trovare una strada definitiva che, a oggi, appare lontana.

Quindi ora siamo solo parzialmente soddisfatti che gli accordi fra le due Autorità Portuali di Livorno e Piombino trovino finalmente modi e finalità per una vera integrazione logistica; la nostra valutazione è che siamo ancora in forte ritardo sulle cose che si possono e si dovrebbero fare subito.
In sintesi chiediamo come strutture Filt e CGIL:

•che la Regione Toscana prenda una vera posizione che salvaguardi il proprio patrimonio pubblico infrastrutturale e quindi sia coerente con gli indirizzi dei propri Piani di Sviluppo non “dimenticando” che dentro i confini della Toscana esiste ancora il porto di Carrara;
•che si accelerino i percorsi di integrazione delle strutture retroportuali a Livorno e Piombino e i collegamenti con il sistema degli Interporti;
•che si dia continuità alle azioni e al monitoraggio di quanto previsto dagli Accordi di Programma delle tre realtà della costa toscana, in tema di realizzazione degli investimenti per consentire il progressivo rientro delle persone a una stabile occupazione e aprire nuovi scenari di sviluppo.

Comprendiamo le difficoltà politiche che oggi queste richieste incontrano nel confronto Governo e Regione Toscana, ma non possiamo che valutare negativamente una soluzione che amputi di netto una realtà Toscana per innestarla artificiosamente con La Spezia – realtà probabilmente non gradita alla portualità Ligure e genovese.
Inutile dire che tale sciagurata ipotesi potrebbe anche avere la conseguenza immediata di fermare tutti i processi in atto nella riorganizzazione infrastrutturale e forse invalidare la programmazione pluriennale prevista dagli accordi in essere Stato – Regione.

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