Delegazioni di lavoratori e rappresentanti di Cgil Cisl e Uil hanno consegnato nei giorni scorsi ai prefetti Toscani un documento unitario in cui si chiede al governo di tornare sui propri passi, di ritirare cioè il decreto che prevede tagli agli incentivi sulle energie rinnovabili. Secondo una stima della Cna in Toscana sono dalle 13 alle 14mila le imprese artigiane che operano nel settore e circa 20mila gli addetti che vedrebbero messo a rischio il loro posto di lavoro.
Il testo della lettera consegnata al Prefetto:
Gentile Signor Prefetto,
siamo a rappresentarle la nostra preoccupazione per le ricadute occupazionali sul territorio toscano se non si provvederà a modificare sostanzialmente il testo del decreto sulle energie rinnovabili. Oltre 20.000 addetti delle aziende toscane del settore, oltre agli adetti di 13-14 mila piccole e medie imprese artigiane che operano nel settore delle energie rinnovabili, rischiano il posto di lavoro. Siamo anche convinti della necessità di incentivare le fonti alternative di energia per ridurre l’impatto ambientale, per raggiungere l’obiettivo europeo del 17% di energie da fonti rinnovabili entro il 2020, per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, e perchè riteniamo assolutamente sbagliata l’ipotesi di ritorno al nucleare dei cui rischi abbiamo avuto triste testimonianza dai tragici accadimenti del Giappone. E’ diventato urgente mettere un ordine in una materia notevolmente complicata. Noi non siamo pregiudizialmente contrari alla riduzione degli incentivi per le rinnovabili, e anzi riteniamo che un naturale abbassamento sia nella natura stessa dell’incentivo, riteniamo pero che:
1) una revisione retroattiva del periodo di vigenza degli incentivi, ancorchè giustificata con motivazioni riferite all’interesse dei consumatori, non sia ammissibile non solo per proteggere gli investimenti già effettuati e pianificati e l’occupazione, ma anche per non esporre l’Italia al rischio di perdere credibilità con la comunità finanziaria internazionale;
2) non essendoci più l’urgenza che era stata dettata dall’anticipazione del termine dell’attuale programma di incentivi al 31 maggio, non sussiste più la necessità di anticipare al 30 aprile i tempi di adozione dei criteri per il programma di incentivi successivo. Sarebbe quindi opportuno rinviare al 30 settembre il termine onde prevedere un tempo adeguato per le necessarie consultazioni di tutte le parti economiche e sociali coinvolte;
3) sia necessario privilegiare i piccoli impianti distribuiti di produttori/consumatori piuttosto che i grandi impianti che concentrano i flussi finanziari in poche mani. In tal senso appare opportuno prevedere una riserva precisa di potenza per i piccoli impianti attraverso l’introduzione di un meccanismo di tetti differenziati a seconda della dimensione e della tipologia di impianti (a terra o sui tetti). Questo permetterà al piccolo fotovoltaico distribuito di non essere schiacciato dai grandi impianti, come è successo fin’ora e avvantaggerà i consumatori, conferendo nuovo mercato e protagonismo alla piccola e media impresa;
4) per una efficace protezione dei consumatori e per una più rapida espansione del mercato, riteniamo utile legare l’ammontare dell’incentivo al prezzo dell’elettricità (cioè alla domanda) che non al costo dei pannelli (cioè l’offerta). In questo modo si incoraggiano i fornitori ad abbassare i prezzi, e si premiano le società virtuose sul mercato;
5) analogamente alle considerazioni fatte per la determinazione del limite di potenza al punto 3), riteniamo sia equo che le tariffe incentivanti siano più elevate per gli impianti sui tetti e di piccole dimensioni e meno elevate per quelli a terra e di grandi dimensioni, in modo da incoraggiare la micro generazione elettrica diffusa sul territorio. Inoltre appare utile incoraggiare ulteriormente gli interventi per il risparmio energetico, e dunque proponiamo di fornire un incentivo extra a impianti che vengano progettati contemporaneamente a interventi di risparmio energetico, come misura addizionale all’incentivo decennale previsto per il risparmio energetico;
6) infine riteniamo ingiustificato e inspiegabilmente punitivo, il limite al 60% dei contributi cumulabili con il conto energia per scuole e enti pubblici. Qualora il beneficiario possa godere di entrambi, avrà a disposizione risorse aggiuntive sin da subito che hanno un altissimo valore marginale, specialmente in tempo di crisi e di tagli ai fondi pubblici, per l’espletamento delle funzioni sociali a cui l’ente beneficiario è preposto.
Ci rivolgiamo pertanto a Lei affinchè possa farsi portavoce delle nostre istanze presso il Governo, ma sopratutto chiediamo il Suo intervento con il Governo perché convochi le OO.SS. al tavolo di confronto previsto per questo pomeriggio. Tavolo richiesto da CGIL CISL e UIL per cui ancora non abbiamo ricevuto alcuna convocazione.
Vogliamo qui farLe presente l’incongruenza della situazione: aver previsto due tavoli di confronto, uno tecnico oggi pomeriggio in cui il Ministro Romani incontrerà i rappresentanti delle banche e delle aziende operanti nel settore delle rinnovabili per definire i contenuti dei provvedimenti attuativi del decreto, l’altro domani in cui il Ministro Prestagiacomo incontrerà i rappresentanti delle associazioni di settore delle energie rinnovabili e non si sia invece previsto nessun incontro con le OO.SS. sapendo che il Decreto mette a rischio 140.000 posti di lavoro.
La ringraziamo infinitamente dell’attenzione che vorrà concedere alla nostra richiesta.
Il Segretario Generale
CGIL Livorno
Maurizio Strazzullo