All’attacco durissimo portato al contratto nazionale e allo Statuto dei Lavoratori, la Fiom Cgil risponde con tutti i mezzi a sua disposizione, compreso il referendum abrogativo sull’art. 8 della legge 148/2011 e, sulla riforma Fornero, all’art. 18 dove si nega al lavoratore il reintegro se ingiustamente licenziato. Dal 13 Ottobre, per tre mesi, raccoglieremo le firme necessarie per far si che tali referendum siano validi e possano essere votati dai cittadini.
CHE COS’è L’ARTICOLO 8? Nell’agosto 2011, con un colpo di mano all’interno della manovra economica, il governo ha operato per limitare drasticamente la centralità del contratto nazionale di lavoro, rimandando agli accordi aziendali materie importantissime quali la classificazione e l’inquadramento del personale, le mansioni, la disciplina dell’orario di lavoro, i contratti a termine, i contratti a orario ridotto, il regime della solidarietà negli appalti, il ricorso alla somministrazione di lavoro e la modalità di assunzione e la disciplina del rapporto di lavoro. L’articolo 8 di quella manovra finanziaria è carico di livore antisindacale e contrasta duramente le spinte alla solidarietà tra i lavoratori contro i drammatici effetti della crisi economica. Con questo articolo si vuole annullare l’accordo del 28 giugno 2011, che ha riconfermato il contratto nazionale al centro delle relazioni sindacali del Paese. Che cosa vogliamo ottenere attraverso i referendum? Intendiamo abolire le manomissioni e ristabilire la certezza dei diritti previsti e conquistati dal contratto nazionale. A parità di condizioni, vanno pretese regole generali che valgano per tutti i lavoratori di un settore e ovunque sul territorio nazionale. Alla contrattazione aziendale va restituito il giusto valore: ossia deve ‘accompagnare’ l’andamento dell’impresa – garantendo eventualmente tutele aggiuntive ai suoi dipendenti -, contrattare l’organizzazione del lavoro, l’articolazione degli orari e dei turni nell’ambito e nei limiti previsti dal contratto nazionale.
ARTICOLO 18 Che cos’ha fatto il governo Monti? Ha cancellato la norma che imponeva il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa o giustificato motivo a fronte di una sentenza del giudice del lavoro favorevole al lavoratore stesso. L’articolo 18 è stato manomesso nella sua essenza e nella sua funzione. Il governo ha agito con forte iniquità sul tema cruciale del mercato del lavoro, scegliendo – per combattere gli effetti della crisi – di aggredire i diritti, le conquiste storiche del movimento operaio e il sistema di protezione sociale pubblica. Le modifiche all’articolo 18 riscrivono con motivazioni inaccettabili un tratto saliente della giurisprudenza del lavoro, prefigurando rapporti sociali e sindacali autoritari che avranno ripercussioni nella vita di tutti i cittadini onesti, cui è stato scippato un diritto fondamentale. Che cosa vogliamo ottenere attraverso i referendum? Restituire allo Statuto dei Lavoratori l’articolo 18 nella versione originaria, per rispettare i principi della Costituzione e rendere esigibili le decisioni della magistratura. La nozione giuridica secondo la quale nessuno può essere licenziato senza giusta causa e giustificato motivo deve essere ripristinata. Perché un’ingiustizia praticata ad uno è un’ingiustizia verso tutti. Non si tratta dunque di un problema di quantità numeriche, bensì di giustizia sociale.