Per smaltire le liste d’attesa in sanità si devono investire più risorse per l’assunzione di personale da destinare agli ospedali e alle cliniche pubbliche. A quanto capiamo il governatore Eugenio Giani sarebbe invece d’accordo per il potenziamento delle prestazioni in intramoenia: non siamo affatto d’accordo, non riteniamo infatti giusto che si facciano ricadere sulle tasche dei cittadini le criticità determinate da una mancanza di programmazione in ambito sociosanitario.
Quanto dichiarato da Giani al Tirreno si pone inoltre in contrapposizione a quanto previsto dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2019 – 2021. Nel documento in questione si prevede infatti che in caso di sforamento dei tempi di attesa massimi individuati dalla Regione per una determinata prestazione “si attui il blocco dell’attività libero professionale”: in questi casi le aziende devono infatti “attuare una strategia di progressivo contenimento delle prestazioni libero professionali relative a quella specialità, a favore di una maggiore erogazione di prestazioni istituzionali”.
Non possiamo essere d’accordo neanche con la gestione delle liste di attesa basata sul criterio della residenza, così come messo in atto dall’Asl pisana: l’auspicio è che la Regione intervenga per far apportare gli opportuni correttivi.
Il covid – lo denunciamo da tempo – ha messo a nudo tutte le criticità del nostro sistema sanitario. Continuiamo a sostenere che servono più investimenti sulle risorse umane. È inconcepibile ad esempio che alcune strutture pubbliche non possano essere sfruttate al massimo a causa della carenza di personale, come ad sempio avviene in alcuni casi per le sale operatorie degli ospedali di Livorno e delle Valli Etrusche.
La “ricetta” per curare i mali della sanità locale non può e non deve essere il ricorso al privato. È sulla sanità pubblica e sul suo personale che si deve finalmente puntare. Servono assunzioni per lo smaltimento delle liste d’attesa causate dallo scoppio della pandemia ma soprattutto per iniziare ad offrire in modo permanente alla cittadinanza dei livelli di assistenza e di cura sempre più efficienti e veloci. È giunto il momento di intervenire: da tempo – per quanto riguarda Livorno – denunciamo la cronica carenza di ferristi, anestesisti, pneumologi e personale specializzato in chirurgia toracica e chirurgia vascolare. Anche per quanto riguarda le Valli Etrusche le criticità sono ampiamente conosciute: scarseggiano ortopedici, urologi, anestesisti, infermieri e Oss.
Oggi più che mai diventa inoltre necessario rendere ancora più stretto il rapporto tra Asl e sistema universitario al fine di favorire la formazione di quelle figure professionali che scarseggiano. Riteniamo importante che una parte consistente di risorse del Pnrr venga utilizzata proprio per favorire lo sviluppo di tali percorsi formativi. Anche in relazione a questo tema serve però un cambio di direzione: a quanto si apprende circa l’80% dei fondi statali stanziati per lo smaltimento delle liste di attesa causate dalla pandemia saranno infatti erogati in favore di strutture private convenzionate.
Il potenziamento dei servizi prestati in intramoenia – lo ribadiamo – non può essere la soluzione valida per sanare le distorsioni della nostra sanità. La popolazione sta diventando progressivamente sempre più anziana ed ogni giorno avrà bisogno di servizi altamente specializzati e sempre più puntuali: è perciò giunto il momento di invertire la rotta e di puntare davvero sul sistema sanitario pubblico.
Monica Cavallini
vicesegretaria generale Cgil provincia di Livorno