Un centinaio di lavoratori che per un anno rischiavano di non poter beneficiare nè dell’indennità di mobilità nè della pensione potranno avere un sostegno al reddito fino al pensionamento. Questo grazie all’accordo sulla “mobilità in deroga” siglato nei giorni scorsi tra Regione, sindacati e aziende. I primi a beneficiarne saranno gli ex lavoratori Inalfa, Pierburg e Delphi. Lo ricordiamo, in seguito ad accordi sindacali per la gestione della crisi o per la chiusura delle attività alcuni lavoratori accettarono di intraprendere percorsi di mobilità volontaria per accedere alla pensione. Poi la beffa. Il governo Berlusconi ha allungato di 1 anno i requisiti necessari per il conseguimento della pensione. Conseguenza: centinaia di lavoratori senza pensione nè mobilità. “Grazie all’accordo sulla mobilità in deroga questi lavoratori saranno sostenuti” ha commentato Simonetta Bagnoli per la segreteria Cgil ” Questo è un accordo che mette la nostra Regione all’avanguardia poichè estende gli ammortizzatori sociali anche a quei lavoratori che hanno lavorato per anni senza un contratto a tempo indeterminato. Un accordo necessario in un momento in cui il lavoro è sempre più precario e le aziende hanno difficoltà a riprendersi”.
Lo ricordiamo qualche settimana fa la denuncia della Fiom: “Oltre 500 metameccanici che, grazie alla mobilità volontaria avrebbero ottenuto l’accesso diretto alla pensione, rischiano adesso di rimanere per un anno senza sostegno economico. Questo grazie al governo Berlusconi” a lanciare l’allarme Enrico Pedini e Simone Puppo per la segreteria Fiom Cgil. Già una ventina i lavoratori metalmeccanici che hanno terminato la mobilità ma che non possono accedere alla pensione, sono operai dell’Inalfa, della Brovedani, dell’ex Delphi e della Pierburg. “Con la legge 122 del 2010 salta di un anno l’accesso alla pensione. Per i lavoratori di aziende in crisi che avevano scelto la mobilità volontaria per arrivare alla pensione è una vera e propria beffa, per loro un anno senza alcun sussidio. Non possiamo lasciare soli questi lavoratori, per questo chiederemo alla Regione un intervento”. Una possibile soluzione è il Ddl sui lavori usuranti che permette ai lavoratori che svolgono lavori pesanti di accedere alla pensione 3 anni prima ma che i vertici Fiom definiscono ” una burla. Uno dei requisiti è aver svolto almeno 7 anni di lavoro usurante negli ultimi 10, ma i periodi di cassa integrazione non vengono riconosciuti e questo esclude gran parte dei lavoratori vittime della crisi”.