“Dobbiamo puntare affinchè l’Autorità Portuale ribadisca e rafforzi con la dovuta autorevolezza la propria funzione regolatrice” è questo il grido di allarme lanciato dalle segreterie generali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti “Rischiamo di vedere una crescita di azioni destabilizzanti all’interno del nostro porto che rischiano di aumentare le tensioni sociali; quanto sta avvenendo nella disputa fra il settore commerciale e il settore turistico è la prova evidente che la mancanza di soluzioni concordate compromette le opportunità di sviluppo. Il valore pubblico, rappresentato dal patrimonio demaniale, non può essere lasciato all’autonomia di programmazione degli operatori portuali o dei meri investitori finanziari, avulsi dal sistema logistico, mettendo in contraddizione la validità della Legge 84/94, uno strumento normativo questo, che se non riuscirà a rinnovarsi, perderà la sua validità di fronte al lavoro logorante e continuo degli interessi economici in campo. I riflessi negativi di questa situazione si trasferiscono immediatamente con effetti depressivi dalle imprese ai lavoratori. Ormai dal 2008 chiediamo alle imprese di passare dalla frammentazione all’aggregazione. Oltre 600 persone sono in cassa integrazione o utilizzano contratti di solidarietà; il ricorso non autorizzato all’autoproduzione (nel settore ro-ro e non solo) con la compiacenza di alcuni terminalisti, acuisce la carenza di giornate di lavoro ponendo l’art 17 addirittura in pericolo di chiusura. Il lavoro nell’ambito del nostro porto è gravemente penalizzato dalla crisi che ormai persiste dal 2008, una crisi che ha contribuito ad accelerare le situazioni di sofferenza, di cattiva gestione di parte delle imprese; oggi la forte riduzione dei volumi di lavoro e di fatturato rischiano di rendere inefficace anche l’utilizzo massiccio degli ammortizzatori sociali con rischi per gli attuali livelli occupazionali. I dati che abbiamo a disposizione relativi all’andamento dei traffici parlano di una perdita generale di circa il 15% delle tonnellate movimentate con una flessione preoccupante nel settore dei Contenitori” e concludono “Il tentativo del sindacato di voler ricostruire la Comunità Portuale rimane obiettivo primario. In questa ottica avevamo lanciato la proposta del Patto sul lavoro, un tavolo di discussione istituzionale che, dopo l’accoglimento del principio da parte delle associazioni delle imprese, deve trovare la conseguente formalizzazione nella sintesi che dovrà essere presentata dall’Autorità portuale. Solo partendo da questa base di accordo sociale potrà essere affrontato un bilanciato confronto con i soggetti imprenditoriali per arginare la guerra di interessi che ha distrutto il valore del lavoro in questi anni e a quel punto definire compiutamente il percorso per il nuovo Piano Regolatore.
Filt Cgil: “Un patto fra istituzioni per salvare il porto. La guerra di interessi ha distrutto il valore del lavoro”
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