La nostra categoria cresce in tutta la Toscana, 60 mila 500 iscritti al 30 novembre sono un grosso risultato al quale ha contribuito anche la Filcams della provincia di Livorno, portando “in dote” i 10.062 iscritti al 30 novembre , la seconda Filcams della regione, che aveva già raggiunto, nei primi mesi del 2016, il numero degli iscritti dell’anno precedente.
Questo è da ascrivere al grande lavoro che tutti i delegati, insieme ai funzionari e alla segreteria tutta, hanno portato avanti, facendosi sempre trovare pronti davanti ad ogni sfida, governando anche quest’anno le tante vertenze del territorio, martoriato dal perdurare dello stato di crisi e che, non a caso, annovera in provincia due aree di crisi complessa.
Ma questo lavoro, tutte le iniziative che abbiamo messo in campo a sostegno delle tante vertenze della categoria e non solo (3 scioperi generali, le mobilitazioni territoriali, l’impegno nella raccolta delle firme, l’impegno nel referendum), e il modo con cui vengono portate avanti, anche “fisicamente”, ci viene riconosciuto dai lavoratori e di questo possiamo essere orgogliosi.
Veniamo da un risultato, quello del referendum del 4 dicembre, che ha visto la nostra organizzazione schierarsi a difesa della carta costituzionale, che andrebbe analizzato in maniera più approfondita: molti sono i segnali che ci ha consegnato e che dovranno essere oggetto di riflessioni anche al nostro interno .
Sono emerse diversità territoriali, anagrafiche (voto dei giovani verso il NO), con un inconfutabile successo che è quello dell’affluenza oltre il 65%.
Nelle ultime tornate elettorali si parlava di disaffezione al voto e alla politica, ma queste elezioni ci hanno consegnato invece un paese che vuol tornare a discutere dei grandi temi, primo su tutti il grande tema dell’ emergenza lavoro.
Ed è così che la nostra battaglia sulla proposta di legge di iniziativa popolare sulla Carta dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, con milioni di firme, affiancata dai i tre quesiti referendari, assume un ruolo centrale nel panorama politico.
Oggi la Cgil è l’unica organizzazione che avanza proposte concrete in materia di lavoro, provando a rimettere ordine in un mondo del lavoro devastato dalla precarietà, argomentando il fallimento delle politiche del governo in materia di lavoro che non sono andate nell’auspicabile direzione del consolidamento del lavoro stabile, portando il tasso dei licenziamenti a livelli spaventosi: in Toscana, negli ultimi 10 mesi, ci sono stati 69.334 contratti nuovi a fronte di 83.662 licenziamenti, ma anche il dato nazionale è preoccupante con il numero dei licenziamenti che sale, a fronte di una diminuzione importante delle assunzioni.
Così come l’altro dato importante che proprio in questi giorni ha fatto uscire l’Osservatorio sul Precariato dell’Inps, è il numero dei voucher utilizzati in questo anno e che ammonta a 121.506.894, il cui massiccio utilizzo impatta sul mercato del lavoro provocando anche dumping contrattuale fra aziende corrette, che applicano i contratti nazionali e quelle che sfruttano e abusano dei voucher, mettendo a rischio anche la vita di molte aziende, specie di quelle in ambito turistico, lasciando il mercato a chi toglie futuro e speranza soprattutto alle nuove generazioni.
E allora si può parlare di buon lavoro?
Si può dire che avevamo ragione sulle scelte, sbagliate, del governo in materia di lavoro?
In un contesto di dramma occupazionale, specie quello giovanile, la stagnazione dei consumi, il mancato rinnovo di molti contratti nazionali di lavoro, la crescita della povertà, la questione del Mezzogiorno ma, più in generale, la condizione di disuguaglianze crescenti, si doveva avere come priorità l’attuazione di politiche economiche volte alla crescita e all’ equità, non certamente impegnare risorse ed energie su un referendum costituzionale
E i giovani, anche quelli che Poletti non vuole avere fra i piedi perché andati via dal nostro Paese in cerca di lavoro migliore, i tanti che non possono pensare ad un progetto di vita perché pagati con i voucher o in cerca di un lavoro a qualunque costo, questo lo hanno capito, hanno capito che c’era e c’è un governo non in sintonia con il Paese, non in sintonia con le priorità e hanno dimostrato il loro disappunto andando in massa a votare anche per dire no all’accanimento di provvedimenti in materia di LAVORO CHE ALTRO NON FANNO CHE DESTRUTTURARLO.
Non si può più vivere di lavoro povero e precario senza diritti.
Con il loro voto, i giovani hanno chiesto un cambio di passo al Governo di prima e a quello di oggi, molto fotocopia del vecchio, hanno chiesto il ripristino di diritti e tutele sia sul lavoro che sulla scuola
I problemi non si rinviano ma si affrontano, le soluzioni sono a portata di mano: basta ripristinare la responsabilità in solido dell’appaltatore e della stazione appaltante in caso di violazione retributiva e contributiva dei lavoratori, cancellare i voucher, ripristinare la reintegra nei licenziamenti illegittimi.
Pieralba Fraddanni segretaria generale Filcams CGIL Livorno