Diagnostica in appalto, Cgil e Uil: “Intollerabile tendenza alla privatizzazione”


La CGIL e la Uil di Livorno apprendono con grande preoccupazione la decisione dell’Azienda Usl Nordovest di esternalizzare 12 mila ecografie, segno di una mancanza di progettualità dei servizi sanitari del territorio e di una pericolosa tendenza alla privatizzazione.
Da tempo è nell’aria la determinazione di ricorrere ai privati per abbattere le liste d’attesa, indirizzo al quale CGIL e Uil si sono sempre opposte con forza e per cui avevano già chiesto e ottenuto un confronto urgente con la Usl Nordovest che, però, ancora non si è svolto “Esiste un protocollo sulle relazione sindacali – esordiscono le due confederazioni – che prevede il confronto anche in questi casi, purtroppo è stato ignorato forse perché, a differenza di quanto sostiene l’azienda, gli spazi di intervento nel pubblico sono ancora molto ampi”. Le liste d’attesa, infatti, possono essere abbattute in modo strutturale ricorrendo a soluzioni che stiano all’interno del sistema pubblico che, però, naturalmente, prevedono investimenti in ammodernamento dei macchinari e potenziamento degli organici “Denunciamo da tempo gli squilibri del sistema sanitario del territorio – sottolineano – la mancanza di un presidio ospedalierio efficiente a Livorno rende deficitaria tutta la rete dei servizi, in un clima di conflitto tra istituzioni che non è certo proficuo per i cittadini e i lavoratori, costretti a fare scelte alternative per curarsi, laddove le risorse lo permettano, rivolgendosi al privato”. “Oggi – proseguono le segreterie – siamo al paradosso, è la stessa azienda pubblica che ricorre ai privati non riuscendo a far fronte ai disservizi creati da un sistema che non è stato governato e che invece avrebbe necessitato di interventi di riorganizzazione e investimenti”. Per abbattere le liste d’attesa, infatti, non basta, secondo le due sigle sindacali, creare un programma digitale che si sostituisca alle lavoratrici dei CUP, per cui chiediamo garanzie occupazionali, né, tanto meno, appaltare la diagnostica “Intanto – concludono CGIL e Uil – una prima soluzione dovrebbe passare dall’utilizzazione dei macchinari a pieno regime, in quanto al momento sono utilizzati solo al 25% delle potenzialità. Questo potrebbe essere possibile attraverso un intervento semplice, a cui i lavoratori si sono già dichiarati disponibili: l’orario di erogazione delle prestazioni deve essere almeno raddoppiato, passando dalle attuali 6 ore giornaliere alle 12 o più, per almeno 6 o anche 7 giorni alla settimana, con implemento degli organici, qualora risultasse necessario”. Sulla base di questi argomenti le due confederazioni attendono una convocazione entro la prossima settimana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.