Cause di lavoro o previdenziali? Saranno sempre più onerose e dunque difficili da intraprendere per i lavoratori, specialmente quelli con i redditi più bassi, perchè non saranno più gratuite, in tutti i gradi di giudizio, ma occorrerà pagare un contributo unificato in base al reddito (come stabilisce la legge finanziaria del 2011). Una circolare ministeriale, la numero 10 dell’11 maggio 2012, stabilisce che il reddito di riferimento non sarà più quello personale, ma quello familiare (32 mila euro lordi). Il provvedimento avrà anche effetti retroattivi, ciò significa che, coloro che negli ultimi 12 mesi hanno intentato causa, potrebbero vedersi arrivare un avviso di pagamento retroattivo. “Ancora una volta il governo sta percorrendo la strada per fare cassa sui più deboli: è vergognoso!” è questo l’allarme lanciato da Antonella DiGiambattista responsabile dell’Uvl Cgil e gli avvocati Bruno Neri, Franco Balestrieri e Francesca Bencini legali che seguono le cause Cgil “I lavoratori in difficoltà economica, perchè licenziati o in attesa degli stipendi arretrati, potrebbero decidere di avviare la vertenza di lavoro, ma questo nuovo ostacolo mira a dissuaderli dal far valere i propri diritti. Chi ha perso il lavoro si trova in una situazione di grande incertezza e spesso non può permettersi di pagare centinaia di euro solo per depositare il ricorso. Tutto questo, non a caso, avviene in concomitanza con il passaggio della riforma del lavoro…ciò deve far riflettere. Intraprenderemo iniziative contro queste nuove disposizioni passate fino ad ora sotto silenzio, ci rivolgeremo al Tar ed alla Commissioni tributarie”.
UN PASSO INDIETRO : Luglio 2011, governo Berlusconi: il decreto legge numero 98 aveva introdotto le spese di giudizio con contributo unificato, per tutti i gradi, nelle cause di lavoro e previdenziali. Il lavoratore era dispensato dal corrispondere il contributo qualora il reddito personale non superasse il 32 mila euro lordi. Un parametro questo che gli assistiti Cgil centravano in pieno ottenendo così l’esenzione. Tuttavia il testo del Ddl presentava numerose ambiguità ed era soggetto a molteplici interpretazioni. E’ così che il Ministero della Giustizia, giorni fa, ha diffuso una circolare: quei 32 mila sono da riferirsi al reddito dell’intero nucleo familiare convivente. per fare un esempio la pensione del nonno ospitato sotto lo steso tetto viene presa in considerazione ai fini della valutazione reddituale.