Anche a Livorno sta prendendo piede la pratica delle offerte di lavoro ingannevoli, per lo più giovani che vengono contattati telefonicamente da sedicenti aziende che offrono impieghi stabili per mascherare attività di vendita porta a porta che, nella maggior parte dei casi, non prevede retribuzione.
“Il lavoro è tuo ma lo devi meritare” questa la formula con cui i presunti datori di lavoro invitano coloro che si sono recati ai colloqui a dimostrare l’intenzione di lavorare e le proprie capacità relazionali, giovani che vengono accompagnati per strada da un tutor e a cui viene chiesto di vendere “come periodo di prova” i prodotti più disparati.
I più accorti rinunciano immediatamente, coloro che invece hanno disperatamente bisogno di un posto di lavoro, cercano di andare avanti fino in fondo al percorso di prova, rimanendo quasi sempre amaramente delusi, in quanto, a causa degli accordi, peraltro illegali, che hanno accettato, l’”azienda” ha un escamotage per negare loro qualsiasi forma di retribuzione.
Questa è solo una forma tra le tante con cui le offerte di lavoro ingannevoli si manifestano, in altri casi si possono trasformare in furto d’identità o in veri e propri tentativi di adescamento e violenza.
Anche grazie al portale Lavoro Anomalo, dove le vittime di tali tentativi possono raccontare le proprie storie, la CGIL, da tempo, denuncia questo fenomeno che oggi è arrivato sotto la lente di ingrandimento anche del SOL e del Nidil della CGIL di Livorno, territorio martoriato dalla disoccupazione e dove quindi è diventato più semplice adescare persone disperate in cerca di una qualsiasi forma di reddito.
“La CGIL deve essere un punto di riferimento sia per le vittime che per chi ha subito un tentativo di reclutamento da parte di soggetti che non si sono dimostrati datori di lavoro affidabili – sottolineano SOL e Nidil di Livorno – ci mettiamo a disposizione e offriamo assistenza a tutti coloro che si trovano nella necessità di una tutela individuale”
“Da parte nostra – proseguono dalla CGIL di Livorno – proponiamo la costruzione di un “Protocollo di Legalità” che sottoporremo a Istituzioni Locali e ad associazioni datoriali al fine di indicare percorsi di rispetto delle regole da parte delle aziende nella compilazione di proposte di lavoro”.
Le cinque domande da porre alle aziende che vi contattano telefonicamente:
Avete una partita IVA? Quale?
Che attività svolgete? Di quali aziende siete concessionari?
Avete scelto una modalità di contatto telefonica, come vi procurate i numeri di telefono cellulare dei giovani che contattate per un’offerta di lavoro?
Ci è stato riferito che durante le vostre selezioni suona musica ad alto volume. Pagate alla SIAE i diritti per l’esecuzione in pubblico?
Su quali basi avvengono le selezioni? Quali sono le modalità e la durata del periodo di prova?
Nel caso in cui le aziende si rifiutassero di rispondere, probabilmente si tratta di un’offerta di lavoro ingannevole.
Sostenere la Carta dei Diritti del Lavoro è importante anche per arginare tali fenomeni, perché l’occupazione deve essere BUONA occupazione e il lavoro deve essere reinserito in un quadro di diritti e dignità.