Arriva dal Ministero la convocazione per il 23 gennaio e la manifestazione, promossa dai lavoratori di Aferpi, prevista per il 20 gennaio, viene congelata in attesa di essere riprogrammare a valle dell’incontro. “Sul territorio di Piombino ci sono delle aspettative disattese, impegni che tardano a concretizzarsi – spiega il segretario generale della Fiom CGIL, David Romagnani – questo crea disagio e tensione e abbiamo chiesto un incontro al Ministero per esprimere le preoccupazioni e per avere risposte, risposte sulla continuità produttiva, risposte su come stringere l’imprenditore al rispetto degli impegni assunti al momento della presentazione del piano industriale, piano che deve realizzarsi per intero e per cui la siderurgia è la chiave di accesso. Oggi la fabbrica è sostanzialmente ferma e non è pensabile mettere a repentaglio strumenti per i quali abbiamo lottato con le unghie e con i denti”.
Il contesto in cui è maturata la protesta
“La situazione Aferpi è drammatica, il piano industriale non è ancora coperto da un piano finanziario, la continuità produttiva non c’ è per mancanza di risorse economiche. Che Cevital presenti al Governo quanto già sollecitato in ordine alle condizioni di solidità economica per la continuità produttiva e un piano finanziato che copra il piano industriale. Se questi 2 elementi non ci fossero, il Governo deve trarre le conclusioni, sapendo comunque che a Piombino si deve garantire la continuità produttiva con l’ obiettivo di tornare a produrre acciaio”questo dichiarava Jonathan Ghignoli, coordinatore delle RSU Aferpi, poco prima della tornata elettorale per il rinnovo della RSU in azienda, e, a distanza di quasi due mesi, la situazione è assolutamente precipitata “Oggi – dice Ghignoli – lo stabilimento è quasi fermo, è ripartito il treno rotaie con una profondità limitata a causa della carenza di approvvigionamento di semiprodotti. Sul tmp e sul tve nessuna buona nuova . Piombino Logistics rischia, se non rinnovate entro la metà febbraio, di perdere le concessioni portuali. È per questo, ora più che mai, che la discussione non può essere una discussione incentrata su Rebrab, purché sia totalmente inadempiente sia per quanto riguarda il piano industriale che per quanto riguarda i livelli produttivi”. Il garante dell’accordo per i lavoratori e rappresentanti sindacali è sempre stato il Governo “Che – prosegue Ghignoli – deve velocemente verificare se ci sono ancora le condizioni sia per la continuità produttiva, la quale garantisce la tenuta dell’ammortizzatore sociale, sia per quanto riguarda la copertura finanziaria del piano industriale. Non spetta a noi questa verifica, come non siamo stati noi a dichiarare solido e solvibile il piano Cevital”. Chi ha valutato positivamente il piano Cevital nel suo complesso, quindi, sarà chiamato a trovare le soluzioni “con o senza Rebrab” “Sapendo che dovrà essere garantita la tenuta sociale – conclude il coordinatore RSU – con l’obiettivo del ritorno alla produzione di acciaio, come previsto dall’accordo di programma”