Le educatrici e le insegnanti dei servizi comunali alla prima infanzia (nidi, scuole dell’infanzia e centri 0-6 anni) chiedono da mesi di concertare con l’Amministrazione possibili soluzioni ai gravi problemi che negli ultimi anni mettono a repentaglio la qualità del lavoro di tutto il personale educativo, e di conseguenza la qualità dell’offerta educativa ai bambini e alle famiglie della città di Livorno.
L’organizzazione interna dei servizi è tale per cui non viene sempre garantito l’adeguato parametro educatore/bambino, soprattutto in alcune fasce dell’orario di funzionamento. La mancanza di sostituzioni del personale assente anche per lunghi periodi, e il rifiuto ostinato da parte dell’Amministrazione di arrivare ad un accordo sui tempi e i criteri delle sostituzioni stesse, obbliga le insegnanti a continui sforzi riorganizzativi, turni di straordinario, mobilità di insegnanti da una scuola all’altra, spesso lasciando scoperta la compresenza nelle sezioni e nelle classi dove sono presenti bambini diversamente abili, in un clima di grande fatica e tensione. In molte situazioni la sostenibilità del funzionamento “straordinario” è quasi interamente sulle spalle delle lavoratrici precarie.
L’Amministrazione comunale ignora di fatto il tavolo della trattativa con i rappresentanti sindacali, continua a negare l’evidenza delle problematiche sollevate dalle educatrici e dalle insegnanti, e prende iniziative unilaterali, una delle quali consiste nel taglio del pasto per una parte delle insegnanti, motivato da necessità di risparmio. Prendiamo dunque atto che l’unico criterio di “governo” di servizi tanto delicati e tanto importanti per il presente e il futuro della comunità cittadina, è il criterio di spesa e di risparmio, sulla pelle delle lavoratrici, ma quel che è peggio sulla pelle dei bambini. E delle famiglie che sono state fino ad oggi tenute all’oscuro della gravità della situazione.
Le lavoratrici sono il cuore e la testa dei servizi educativi, sono il primo e fondamentale fattore di qualità dell’accoglienza e del prendersi cura dei bambini e delle famiglie. Non esiste voce più attendibile e consapevole della loro, per analizzare i problemi e proporre scenari di possibili soluzioni o alternative, anche organizzative. Ma il primo passo deve essere la volontà di ascoltarle. E per essere ascoltate, e portare anche la voce dei bambini, devono essere sostenute dalle famiglie, che ne possono testimoniare l’impegno quotidiano e la generosità nel darsi con grande passione e grande rispetto per il proprio lavoro.
Per questi motivi proporremo alle lavoratrici del settore, nell’assemblea che organizzeremo il primo giorno di rientro dalle vacanze natalizie, di aprire lo stato di agitazione della categoria, chiedendo di tornare ai tavoli di contrattazione su:
– Una riorganizzazione dei turni di lavoro all’interno dei servizi, che garantisca in tutte le fasce orarie l’applicazione dei corretti parametri educatrice/bambino, secondo la normativa regionale, dove si torna a chiedere il mantenimento dei parametri che il Comune applicava primo del Regolamento Regionale, a difesa dei bambini e degli alti standard di qualità vantati dalla città di Livorno;
– Un accordo sulle sostituzioni per le assenza del personale educativo;
– Che non vengano operati tagli nel settore, e che anzi si apra una discussione responsabile e condivisa sul futuro di questi servizi e sulla loro sostenibilità nel lungo periodo, a partire dalla necessità di nuove assunzioni.
A rischio la sostenibilità e la qualità dei servizi educativi del Comune di Livorno
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