Dopo mesi di braccio di ferro, 5 delle 6 organizzazioni sindacali presenti in poste italiane sono arrivate alla determinazione che il confronto con l’azienda non è più possibile, adesso è necessario un confronto con il Governo “Lo sciopero – illustra Beppe Luongo, segretario generale della Slc CGIL territoriale – ha l’obiettivo di far cambiare idea al Governo sulla privatizzazione del Gruppo Poste e sul recapito a giorni alterni, ma questi sono soltanto i primi due di una lunga lista di problemi che creano forti disagi tra i lavoratori”.
Oltre a prospettive di riassetti e di disagi nel servizio di ricezione della posta, altre carenze che investono direttamente gli uffici postali e i servizi sul territorio e, naturalmente, a farne le spese sono i lavoratori e i cittadini/utenti “Sul territorio di Livorno, per esempio, ci sono 29 dipendenti a tempo determinato che dopo 24 mesi di contratto perderanno il proprio posto di lavoro – puntualizza Luongo – in azienda, infatti, non esiste più da tempo una prospettiva di stabilizzazione per questo tipo di personale e Poste ha scelto di non far lavorare 36 mesi i tempi determinati, nonostante la norma lo consenta: una scelta unilaterale e assurda dell’azienda che, dopo due anni, caccia definitivamente lavoratori che, per altro, ha scelto e formato, facendo, quindi, un investimento a perdere”.
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Un controsenso secondo i rappresentanti dei lavoratori in quanto, su tutto il territorio nazionale, si lamenta in Poste una grave carenza di personale che investe, quindi, anche il territorio di Livorno “Gli uffici postali rimangono aperti soltanto per la buona volontà degli operatori e dei quadri – prosegue il segretario generale – spesso al costo di notevoli sacrifici, facendo straordinari non riconosciuti e quindi non retribuiti. Non possiamo aspettare che le eccedenze generate al Recapito con una riorganizzazione a giorni alterni vadano a coprire le attuali vacanze di organico, le quali provocano sofferenze giornaliere”.
Il recapito a giorni alterni, inoltre, è un fallimento conclamato ed è una metodologia fortemente criticata anche dalla Unione Europea “Perchè non si pensa, intanto e subito, a trasformare i pochi Part Time in Full Time? – chiede Luongo – si tratterebbe sempre e solo di una boccata di ossigeno, una quota parziale e non sufficiente coprire le uscite incentivate, a cui l’azienda ha fatto ricorso massicciamente anche quest’anno. A partire da Gennaio 2017, infatti, gli Uffici rischieranno di restare chiusi per mancanza di personale!”.
Così se il disegno del Governo andrà avanti, inoltre, rientreranno nel mirino aziendale i piccoli uffici che, già oggi in stato di abbandono, torneranno a rischio chiusura, il che provocherebbe gravissimi disagi all’utenza, particolarmente agli anziani.
Una ristrutturazione derivante da una privatizzazione, attuata da soggetti non più controllati dallo Stato e interessati a prestare un servizio non sociale ma remunerativo, potrebbe generare l’inedita prospettiva di un ulteriore taglio di posti di lavoro “I dipendenti di poste italiane sul territorio sono circa 700 – conclude Luongo – e l’abbandono dei settori e degli Uffici che non producono utili provocherebbe, nel tempo, una grave crisi occupazionale e in termini di servizio, una crisi aggiuntiva che i territori di Livorno e Piombino proprio non possono permettersi”.