Nella provincia di Livorno il Terzo settore della Funzione Pubblica, che comprende tutte le aziende private che prestano servizi pubblici in ambito sociale, sanitario ed educativo, soffre delle problematiche derivanti dalla carenza di fondi e dalla deregolamentazione in materia di appalti.
Il nuovo codice degli appalti non ha fissato l’obbligatorietà della clausola sociale, elemento di fondamentale importanza per la tutela dei lavoratori che, infatti, era la prima rivendicazione sindacale e che aveva visto l’accordo Governo, gruppi parlamentari, compreso quello di maggioranza, e organizzazioni sindacali, sia sui tavoli sindacali che nell’iter parlamentare del testo della norma.
La mancanza dell’obbligatorietà della clausola sociale relega alla contrattazione territoriale con il committente, nella stragrande maggioranza dei casi un Ente Pubblico, l’introduzione delle necessarie tutele.
Purtroppo la complessità dell’elaborazione dei bandi, la nuova norma che prevede stazioni appaltanti più strutturate, quindi ipoteticamente multiterritoriali, allontanano il servizio dalle esigenze del cittadino e rendono più difficile la contrattazione di secondo livello, già depotenziata anche dalle norme in materia di lavoro.
Un esempio: senza clausola sociale un nuovo aggiudicatario può decidere se impiegare proprio personale proveniente da altri lavori, oppure se impiegare nuovo personale, individuato attraverso vie d’assunzione, magari non trasparenti e che prevedono sgravi fiscali, con un risparmio che può arrivare al 40%, entrambi gli scenari vedono escluso il personale precedentemente impiegato nell’appalto, già formato ed esperto in quel determinato servizio, con il concreto rischio di ritrovarsi senza occupazione con età oltre i 50 o i 60 anni, con la prospettiva di nessun reddito sino alla pensione, fissata dalla Legge Fornero a 67 anni.
A quanto sopra si aggiungono le difficoltà economiche degli Enti Pubblici e la conseguente diminuzione delle risorse destinate ai capitoli del sociale portano a due conseguenze:
1 le difficoltà di Bilancio generano la tendenza ad attribuire un peso più significativo all’offerta economica a discapito della qualità, che in gran parte si fonda sulla continuità assistenziale e quindi dalla presenza costante dei medesimi operatori che hanno instaurato un rapporto e un legame forte con gli utenti;
2 utilizzare forme di pagamento delle quote a carico dell’Ente Pubblico che scaricano sulle famiglie la responsabilità di scelta del soggetto che assiste: per esempio attraverso i voucher si assegna alla famiglia una cifra che questa utilizza per designare direttamente la forma di assistenza, senza una guida professionale in grado di indirizzare la scelta, aprendo al possibile utilizzo del lavoro “nero” .
Il terzo settore sta progressivamente cambiando, emergono nuove esigenze per cui non esiste ancora una rete di servizi: questo è un punto di cui vorremmo discutere con gli Enti Pubblici, per migliorare, differenziare e integrare i servizi in ambito sociale.
Per offrire una casistica semplificata è utile ricordare che in un territorio come quello di Livorno si sono create nuove povertà a cui, attraverso la contrattazione, vorremmo riuscire a dare risposta, iniziando con politiche di formazione per gli operatori, chiamati ad affrontare situazioni complesse e per le quali si possono dare nuove opportunità lavorative, invece messe in discussione dai continui tagli al sociale.