All’interno delle centinaia di pagine che compongono il Recovery Fund non si nomina mai la costa Toscana. Un fatto inaccettabile, dato che sono passati ormai 7 anni dall’individuazione delle Aree di crisi di Livorno e Piombino. La situazione sembra essere purtroppo congelata.
Promesse, impegni, incontri, tante belle parole: a parte la buona volontà di assessori e sindaci, i governi che si sono succeduti in questi anni hanno però completamente abbandonato la costa Toscana a un declino che sembra inarrestabile. La provincia di Livorno, da essere uno dei principali poli industriali nazionali, si è trasformata in un grande museo di archeologia industriale e tutto questo è avvenuto senza che ci sia stato da parte dei governi l’attenzione necessaria alle giuste rivendicazioni del territorio, anzi, abbiamo spesso assistito a passerelle dove venivano presentati accordi di programma, progetti, e piani industriali che il giorno dopo venivano smentiti.
Proprio in virtù di quanto sopra, occorre prestare maggiore attenzione nei fatti a un territorio che sconta ritardi inconcepibili rispetto al sistema toscano. Più volte è stata condivisa l’importanza di dire stop ad una Toscana a due velocità. Ora è il momento di passare dalle parole ai fatti, a vantaggio dell’intero territorio toscano.
Il Recovery Fund deve essere l’occasione per riconvertire e sviluppare il lavoro sulla base delle innovazioni e dei bisogni ecologici e produttivi. Dal vecchio sistema deve scaturirne uno nuovo capace di vincere le sfide per un pianeta che non viaggi verso la distruzione ma si risollevi e marci compatto nel rispetto dei valori su cui si basa il Recovery Fund. La nostra provincia ha dimostrato di essere in grado di svilupparsi in questo senso, ma servono investimenti e attenzione ai progetti. Il recovery Fund è l’occasione per trasformare le criticità che la pandemia ha accentuato in occasione di investimenti, miglioramento di servizi di qualità della vita e contestualmente di occupazione.
Abbiamo due aree di crisi complesse, un sistema portuale che necessita di risposte, abbiamo fame di infrastrutture, abbiamo la necessità di migliorare i collegamenti viari e ferroviari sia per i cittadini che per le attività produttive, abbiamo aree da bonificare e aree da rendere nuovamente produttive e da mettere a disposizione del territorio (Trw, Centrali Enel, ex Lucchini, Ceramiche industriali, Styron, etc…): su questi temi nel Recovery Fund neppure un cenno.
Con tutte le associazione e con la Camera di Commercio avevamo, nel nostro piccolo e a fatica, individuato delle priorità per il territorio: di tutto ciò non se ne è tenuto minimamente di conto. Eppure abbiamo tanto da convertire ecologicamente e riqualificare sul piano ambientale, tanto da sperimentare nella riconversione ecologica, in piattaforme innovative sulle bonifiche e nel trattamento e riutilizzo dei rifiuti urbani e industriali. Abbiamo tanto da dare anche sotto il profilo dell’agricoltura di qualità e del turismo.
Serve inoltre un impegno serio sulla riqualificazione dei siti scolastici, ragionare sulla loro connessione ai bisogni urbani e didattici. Servono impegni seri sulla sanità, sulle case della salute, sulle strutture pubbliche, per un nuovo piano di edilizia popolare e per la non autosufficienza. Stesso ritornello in tema di mobilità ecologica.
Abbiamo migliaia di lavoratori e lavoratrici disperati, con redditi minimi che vivono di sussidi e che spesso hanno terminato anche quelli. Registriamo un disagio sociale crescente, zone grigie e nere dove ben si inserisce e si infiltra facilmente la malavita organizzata. Tutta questa situazione sta diventando esplosiva se velocemente non si interviene.
Qualche anno fa scrivemmo una nota analoga, dove dicevamo che per il 1 maggio non avevamo niente da festeggiare: bene, sembra che nella provincia di Livorno il tempo si sia fermato. Oggi purtroppo possiamo scrivere esattamente le stesse parole, perché rispetto agli accordi di programma ed ai progetti sul territorio non è stato fatto niente.
Non è piu tempo di indugiare: o cogliamo l’occasione presentata dal Recovery Plan oppure continueremo ad assistere a chiusure di aziende e drammi sociali per migliaia di famiglie.
La provincia di Livorno merita rispetto.
Segreteria Cgil provincia di Livorno