La dirigenza dell’ospedale di Livorno è stata costretta a chiedere l’intervento del Prefetto per garantire l’approvigionamento energetico ai reparti e alle sale operatorie: è un fatto di gravità assoluta e che non può passare nel lungo elenco dei problemi da risolvere del nosocomio livornese. Il campanello d’allarme che è suonato non può rimanere un eco superato dalla prossima emergenza, se non ci sono state gravi ripercussioni per l’abbassamento della tensione elettrica è merito del pronto intervento del personale Asl Toscana nordovest e dell’immediata risposta di istituzioni e Enel, che Fp-Cgil e Uil-Fp ringraziano.
Le parole dei responsabili tecnici e sanitari sono chiarissime, quanto accaduto potrebbe ripetersi, e alla base di queste difficoltà c’è la vetustà del presidio ospedaliero di viale Alfieri.
La costruzione del nuovo ospedale di Livorno non è più rinviabile, i livornesi, e tutto il territorio provinciale, hanno diritto alla salute e all’interno di un ospedale devono avere la certezza che riceveranno le necessarie cure e la garanzia della propria sicurezza. Si inizi urgentemente la costruzione del nuovo ospedale!
Parallelamente all’emergenza strutturale c’è anche l’emergenza pandemica: a oltre due anni dall’inizio della diffusione del Covid-19 le difficoltà del presidio ospedaliero di Livorno purtroppo non solo permangono, ma crescono. I contraccolpi negativi sul personale e sulla cittadinanza sono sempre più evidenti, soprattutto in questi giorni in cui stiamo assistendo ad una ulteriore impennata di casi di coronavirus.
I cittadini non riescono ad avere risposte in tempi utili alle loro esigenze e sempre più spesso sono costretti a rivolgersi al privato. Tutto ciò è dovuto alla carenza di personale infermieristico, tecnico sanitario ed OSS e un adeguato numero di medici in pianta organica.
Da più di due anni i lavoratori e le lavoratrici della sanità stanno combattendo in prima fila questa durissima battaglia per poter garantire alla comunità le prestazioni di cui i cittadini hanno bisogno.
Purtroppo sempre più personale si sta infettando e su questo stiamo conducendo degli approfondimenti per determinare eventuali responsabilità della direzione aziendale e/o della Regione.
La situazione sta diventando insostenibile, si rischia un’implosione. Non è certo sfruttando le prestazioni aggiuntive che si risolvono le criticità attuali: servono nuove assunzioni, e al più presto. I lavoratori sono stanchi, hanno fatto e stanno facendo il massimo, hanno i loro diritti, ferie, part time per accudire i figli ed altro, ed invece sempre più spesso questi vengono loro negati.
Riteniamo sia grave che in questi due anni la direzione aziendale non sia stata in grado di prevedere ed organizzare i servizi in relazione alla nuova ondata pandemica. Sono sempre a correre dietro all’emergenza. Sono abituati a pensare all’assistenza come a un costo, non valutando le ripercussioni che una risposta tardiva ha in primis sul soggetto e contestualmente sulla collettività. Sicuramente non è la soluzione migliore creare delle bolle Covid all’interno dei reparti: a nostro avviso serve infatti solo a risparmiare sul personale. Senza contare i lavoratori che devono continuamente entrare ed uscire dalle bolle rischiando di contagiarsi. Occorrerebbe invece investire in personale, anche in virtù dell’approssimarsi dell’autunno e del forte rischio di una impennata di accessi legati non solo al Covid ma a tutte quelle patologie che anche prima della pandemia vedevano interessate le nostre strutture ospedaliere, strutture che continuano a non essere supportate da una struttura territoriale in grado di decongestionare gli ingressi. Occorre assumere ed investire in personale per sanare le uscite di questi anni e per far fronte ai nuovi servizi previsti dalle recenti riforme nazionali.
Durante l’ultima confronto con le OO.SS. e la neo insediata rsu, a precisa domanda, la direzione aziendale ha confermato che di fronte ad aumentate richieste di sanità come lo smaltimento delle liste di attesa chirurgiche, liste di attesa ambulatoriali e riapertura degli hub vaccinali, non ci sarà nessun potenziamento di organico, il che significa richiesta di prestazioni aggiuntive al personale e dirottare parte delle prestazioni al privato.
Fino ad ora i servizi sono stati garantiti dalla professionalità ed abnegazione dei lavoratori che si sono sobbarcati, negli ultimi mesi, migliaia di ore di attività aggiuntiva per garantire i servizi all’utenza. Adesso basta! Siamo allo stremo! Per sopperire alla nuova ondata pandemica ed affrontare le nuove richieste di salute e di servizi aggiuntivi occorre assumere immediatamente personale dalle graduatorie pubbliche. Una scelta diversa comporterà la riduzione dell’assistenza pubblica e un crescente ingresso del privato. Se è questo che la Regione vuole, lo dica apertamente
Fino ad oggi l’Azienda sanitaria ha fornito poche risposte al territorio. Siamo stufi: i cittadini e i lavoratori sono stanchi delle solite promesse, adesso si meritano i fatti.
E’ arrivato il momento di cambiare rotta. Noi non siamo più disposti ad aspettare. In mancanza di risposte concrete, ci mobiliteremo in tutti i modi possibili per provare a cambiare il sistema, ossia per garantire il mantenimento del Sistema sanitario pubblico e condizioni di lavoro piu accettabili che rispettino ritmi e carichi di lavoro.
La sanità pubblica non si paga sulle spalle degli operatori.
Simone Assirelli e Andrea Rizzini (Fp-Cgil)
Emilio Chierchia (Uil-Fp)