Sabato mattina abbiamo letto su facebook una dichiarazione piena di risentimento dell’ex assessora Francesca Martini sull’entrata in Comune di 31 impiegati e agenti di polizia locale neoassunti, dati inesatti (si parla di 38 vincitori) e offese sanguinose all’indirizzo dei sindacati, dei lavoratori e delle lavoratrici comunali, in quanto complici delle numerose malefatte delle passate amministrazioni. Lasciamo alla dirigenza apicale dell’amministrazione comunale l’incombenza di verificare se, nei numerosi attacchi della Martini, ci siano gli estremi per una querela. Ci limitiamo a quello che l’ex assessora ha detto dell’organizzazione del concorso, dei suoi effetti e dei giudizi sull’operato del sindacato.
Il rancore è un sentimento faticoso che spesso annebbia la realtà che ci sta intorno. La Martini dice di aver “messo alla porta i sindacati”: ci risulta invece che le rappresentanze sindacali non ci siano state a farsi “mettere alla porta” e insieme ai lavoratori comunali abbiano lottato con forza e coerenza contro lo scempio della distruzione della macchina comunale. Questo i cittadini lo hanno capito e alla porta, infatti, hanno messo lei e il suo partito.
Stiamo però sul merito della questione. Già dal 2016 il governo centrale inizia ad allentare i vincoli di finanza pubblica rispetto alle possibilità di assumere negli enti locali. Nel 2016 la situazione occupazionale in Comune è già drammatica: gli anni di blocco del turn-over hanno infatti ridotto il personale di circa 400 unità dal 2007 in poi, i servizi comunali sono al collasso, l’età media dei lavoratori è oltre i 55 anni. I sindacati confederali Cgil, Cisl, Uil e la Usb aziendale, unitariamente, chiedono di arrivare alla massima capacità assuntiva ma non vengono ascoltati tanto che a dicembre 2017 si arriva a uno sciopero che vede la partecipazione del 70% dei lavoratori e delle lavoratrici comunali. Nel 2018 finalmente si torna a poter assumere in ragione dell’80% dei pensionamenti e nel 2019 si arriva al 100%.
La principale richiesta delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil è quella del concorso per impiegati di categoria C, il profilo maggiormente carente. L’ultimo concorso risale al 1993, un’intera generazione di “comunali” entrati negli anni 80 sta per andare in pensione, si rischia l’implosione dei servizi. Si arriva a bandire il concorso solo a 2019 inoltrato, come ultima “carta” elettorale di una compagine governativa che già sente avvicinarsi la sconfitta.
Come sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil crediamo nel dialogo fra le parti sociali. Il nostro obiettivo è concludere accordi che migliorino i servizi e le condizioni del lavoro e questo specialmente in un ente pubblico così vicino alla cittadinanza come il Comune. In questi anni questo dialogo è stato però precluso da una gestione a senso unico che, partendo da pregiudizi consolidati, ha evitato in tutti i modi il confronto.
L’organizzazione del concorso ha risentito di questa impostazione. Per un bando che metteva a concorso 30 posti di lavoro e alla cui prima prova selettiva si sono presentati in oltre 3mila, si è voluto limitare l’accesso alle due successive prove scritte (costituite oltretutto da quesiti che richiedevano una competenza superiore a quella prevista dalla categoria C) a sole 150 persone. Tutto ciò anche contro il giudizio degli uffici competenti che ritenevano 150 un numero troppo basso e penalizzante. Il risultato è una graduatoria che, al netto delle rinunce, è di 39 persone: essa non copre nemmeno la possibilità assuntiva 2019/2020, individuata nel piano del fabbisogno in 45 unità. Ciò significa che si dovrà istruire al più presto un altro concorso con costi aggiuntivi per la collettività, con buona pace dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione amministrativa!
Per quanto riguarda la fantomatica rappresentazione della Martini di un concorso che ha dato a tutti le stesse possibilità, giovani e meno giovani, con o senza esperienza lavorativa in quanto non ha tenuto conto di altrettanto fantomatici “titoli”, ci dispiace informarla che è la legge italiana, e in primo luogo la Costituzione, che obbliga l’ente pubblico all’imparzialità e alla valutazione di titoli e requisiti ben definiti: non è prevista nessuna discrezionalità da parte di governi di qualsiasi colore politico.
La Martini esorta poi i nuovi assunti a non girarsi dall’altra parte rispetto alle situazioni difficili: la vogliamo rassicurare, è quello che hanno fatto i quasi mille lavoratori comunali sopravvissuti alla sua amministrazione in questi anni, continuando a offrire servizi di qualità ai cittadini. Siamo orgogliosi e capaci di farlo e non mancheremo di insegnarlo ai nuovi assunti.
Ci spiace per la Martini, ma la verità è che su questo concorso i sindacati confederali aziendali sono orgogliosi di aver “messo il cappello”: senza la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici comunali, infatti, questo concorso non sarebbe mai esistito.
CGIL FP aziendale e provinciale
CISL FP aziendale e provinciale
UIL FPL aziendale e provinciale