L’algoritmo utilizzato negli ultimi due anni dal Ministero dell’Istruzione (Miur) per assegnare le supplenze dei docenti nel mondo della scuola crea distorsioni e genera situazioni paradossali.
E’ un sistema poco meritocratico e poco trasparente. Prima della pandemia le assegnazioni delle supplenze da parte del Provveditorato avvenivano in un’aula, in presenza del lavoratore. Al docente venivano illustrati – sulla base del proprio punteggio in graduatoria – tutti i posti disponibili per le supplenze dell’anno scolastico che doveva iniziare e dunque egli poteva decidere, sebbene nell’arco di pochi minuti, quale destinazione scegliere.
Con l’avvento della pandemia il Miur ha introdotto l’uso dell’algoritmo. Le assegnazioni delle supplenze (dalle scuole dell’infanzia a quelle superiori di secondo grado) non avvengono più in presenza. I docenti precari, entro una data prestabilita dal Miur, devono consegnare al Provveditorato una lista contenente i nomi delle scuole della provincia in cui essi si rendono disponibili ad effettuare la supplenza. Per ciascuna preferenza si devono precisare nome del Comune, scuola e materia di insegnamento (nella lista da consegnare si possono inserire fino ad un massimo di150 preferenze).
Il lavoratore dotato di un buon punteggio in graduatoria, abilitato ad esempio all’insegnamento della matematica, per essere sufficientemente sicuro di ottenere una supplenza dovrebbe inserire i nomi di tutte le scuole della provincia in cui si insegna quella materia. E se le uniche supplenze disponibili in matematica fosse proprio in quelle poche scuole che il docente – per motivazioni o esigenze personali – non ha inserito fra le proprie preferenze? In questo caso – e qui sta uno dei paradossi – l’algoritmo “bypasserebbe” automaticamente il docente specifico che quindi resterebbe senza incarico, senza possibilità di appello. La supplenza di matematica in questione potrebbe infatti essere affidata a un lavoratore che dispone di un punteggio in graduatoria nettamente inferiore ma che ha comunque indicato quella scuola tra le proprie preferenze.
A decidere tutto insomma, “silenziosamente” e in modo molto poco trasparente, è l’algoritmo. Quando le assegnazioni avvenivano in un’aula in presenza il docente poteva anche decidere – alla fine delle proprie valutazioni personali – di accettare una supplenza poco gradita, pur di lavorare. Adesso tutto questo non è più possibile. Il lavoratore infatti non può sapere in quale scuola siano effettivamente disponibili le supplenze: il docente può ottenere un incarico solo in quelle scuole inserite nella propria lista di preferenze. Se in quelle scuole non c’è disponibilità, il lavoratore figura come se avesse rifiutato l’incarico e dunque resta senza lavoro. Una vera beffa.
La scelta di assegnare le supplenze tramite algoritmo poteva essere giusta e corretta in tempi di elevato rischio di contagio Covid. Fortunatamente adesso le cose sono cambiate: si torni perciò alla modalità di assegnazione in presenza.
Veronica Virgili segretaria generale FLC-CGIL provincia di Livorno
🎥 Nel video la testimonianze delle due docenti Letizia Papi e Noemi Ferro a margine della conferenza stampa tenutasi stamani presso la sede Cgil di Livorno
ASSEGNAZIONE SUPPLENZE NELLA SCUOLA, VIRGILI (FLC-CGIL): “ALGORITMO DEL MIUR POCO TRASPARENTE E NON MERITOCRATICO” “L’algoritmo utilizzato dal Miur per l’assegnazione delle supplenze nel mondo della scuola è poco traparente e non meritocratico: si torni alle assegnazioni in presenza”. Nel servizio realizzato da Granducato Tv le dichiarazioni della segretaria generale Flc-Cgil provincia di Livorno Veronica Virgili a margine della conferenza stampa tenutasi ieri.