Mobilitazione di massa ieri mattina alle 10 davanti all’ingresso principale dello stabilimento Solvay. Sul piede di guerra un centinaio di dipendenti delle ditte dell’indotto Solvay, scesi in strada per solidarietà ad alcuni colleghi che potrebbero perdere il posto di lavoro entro la fine dell’estate. Nell’occhio del ciclone c’è la Sms operation (nata svariati anni fa da una costola della Siticem), che opera all’interno dello stabilimento Solvay e della raffineria Eni di Livorno con circa 180 dipendenti. «La ditta – spiega Davide Romagnani, della segreteria delle Fiom Cgil – ha inviato una raccomandata che informa dell’avvio formale dell’iter di licenziamento. La lettera di mobilità parla di 26 dipendenti, 13 metalmeccanici e 13 elettricisti, che se le procedure non saranno bloccate potrebbero perdere il posto di lavoro entro settanta giorni, come prevedono le normative». Quanto ai motivi che avrebbero portato la Sms operation a decidere di tagliare il numero di dipendenti, «l’azienda sostiene di avere un esubero di personale, ma noi crediamo si tratti di una manovra pretestuosa. Dato che le difficoltà esistono da tempo, l’azienda negli ultimi anni ha fatto la cassa integrazione a rotazione, ma mai ci sono state 26 persone in cassa in integrazione contemporaneamente. Ciò significa che quella ipotizzata da ora dalla Sms operation è soltanto un’operazione di puro risparmio economico». Vista la situazione di estrema gravità i colleghi dei lavoratori nell’occhio del ciclone hanno deciso di scendere in strada per dimostrare la loro solidarietà ai dipendenti della Sms operation. Così una manifestazione di protesta è andata in scena lunedì davanti alla raffineria Eni di Stagno, mentre ieri mattina le tute blu sono scese in strada davanti allo stabilimento Solvay. Dopo la protesta, con tanto di cartelli e bandiere, una delegazione dei lavoratori delle imprese che seguono appalti all’intero di Solvay e alcuni rappresentanti della segreteria chimici e metalmeccanici sono stati ricevuti dalla direzione Solvay. «Abbiamo spiegato – dice Romagnani – che l’esperienza Lucchini deve insegnarci che in attesa di capire le politiche industriali per il futuro, l’obiettivo deve essere quello di mantenere le produzioni». I sindacati spiegano che «se c’è da fare un sacrificio facciamolo tutti insieme prevedendo un accordo di sito tramite il quale si stabiliscono le regole minime di salario, sicurezza sul lavoro e diritti, in modo che non ci sia mai un’impresa che possa cavarsela o diventare competitiva perché abbassa i livelli di sicurezza o le retribuzioni». Lavoratori e sindacati chiedono alla Sms operation di «ritirare la procedura di mobilità – termina il sindacalista – e la disdetta unilaterale del pagamento di mensa e reperibilità (lettera che ha inviato ad aprile). Sulla base di questo siamo disposti a confrontarci con l’azienda e a trovare un equilibrio».
Sms Rosignano. Fiom: “No ai licenziamenti! Ritirare la procedura”
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