La Fiom giudica estremamente preoccupante il rinvio a data da destinarsi della riunione della cabina di regia dell’Accordo di programma di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo complesso di Piombino. Riunione che doveva tenersi stamani alle 10, con all’ordine del giorno situazione Jindal, e che dal nostro punto di vista doveva gettare le basi, o ancor meglio, sciogliere il nodo su alcune questioni di fondo, quali la discarica di prossimità e il costo dell’energia elettrica necessaria alla definizione del piano industriale definitivo. Tutti argomenti che nella sostanza significano togliere ogni alibi alla multinazionale indiana, argomenti che abbiamo portato all’attenzione del signor prefetto il giorno 26 e all’amministrazione comunale il giorno 3 dicembre.
Rammentiamo noi stessi che per un rinvio di un incontro al Mise giudicato altrettanto importante per liberare il territorio da un imprenditore inadempiente, le organizzazioni sindacali e tra queste la Fiom, occuparono simbolicamente ma sostanzialmente, per 15 giorni, la sala consiliare del Comune di Piombino.
Troviamo inaccettabile ed incomprensibile che lo Stato – tutti noi – provveda al pagamento degli ammortizzatori sociali per un importo complessivo di oltre 25 milioni di euro per ogni anno (quelli delle aree crisi complessa insistono sulla fiscalità generale) senza sentire la responsabilità di dover compiere gli atti formali per mettere la parola fine a una sostanziale indeterminatezza di prospettiva.
Se mettessimo in fila tutte le risorse ad oggi spese per questi strumenti di sussidio, sussidi necessari, ma anche umilianti per i tanti lavoratori che chiedono solo lavoro, tenendo conto dei soli lavoratori diretti JSW e PioLog tra il 2014 e 2023, raggiungeremmo la disarmante cifra di oltre 170 milioni di euro: quasi 90mila euro per ciascuno dei 2mila dipendenti allora occupati. Paradossalmente una cifra molto vicina agli incentivi all’esodo pagati ai lavoratori in esubero a Taranto. Lavoratori ai quali va tutto il nostro rispetto e solidarietà, ma nei confronti dei quali non ci sentiamo figli di un Dio diverso.
Quindi se da un lato lascia sbigottiti l’incapacità del Ministero e del Governo di comprendere che è giunto il momento di togliere ogni alibi all’imprenditore e di chiedere il rispetto del contratto e valorizzare lo sforzo economico pubblico per mantenere in vita una unità siderurgica nazionalmente rilevante, dall’altro deve essere altrettanto chiaro al Governo quanto alle organizzazioni sindacali nazionali, che ogni soluzione al problema di Taranto non può che essere rivolta all’intero settore siderurgico, quindi Piombino compresa.
Nelle prossime ore sono certo che le organizzazioni sindacali promoveranno unitariamente una riflessione su tutta questa vicenda che non potrà che risolversi con la capacità di iniziative e di mobilitazione.
David Romagnani,
segretario generale Fiom-Cgil provincia di Livorno