Al tavolo del Mise dello scorso 9 marzo dedicato alla raffineria Eni di Stagno non siamo purtroppo stati invitati: se fossimo stati presenti, avremmo chiesto garanzie concrete sul futuro dei lavoratori dell’indotto.
Il nostro disappunto per il mancato coinvolgimento l’abbiamo rimarcato lo stesso giorno con un presidio sotto agli uffici del ministero: all’iniziativa di protesta era presente una delegazione di rsu della raffineria, il segretario della Fiom provincia di Livorno Mauro Macelloni e alcuni segretari e funzionari della Fiom nazionale.
La partita sul futuro dello stabilimento di Stagno dev’essere giocata a 360 gradi, senza escludere nessuno. Quando si discute sulle prospettive dello stabilimento chimico di Stagno non si può prescindere da una discussione sui lavoratori dell’indotto: saranno proprio questi infatti a subire i primi contraccolpi dei cambiamenti che verranno messi in atto.
Registriamo sicuramente come positiva la volontà di Eni di non chiudere nessun sito industriale in Italia e di investire in futuro su Livorno. Per dar concretamente vita ai programmi della multinazionale serve però che anche il governo faccia la propria parte. Nello specifico, serve che il Mef incentivi l’utilizzo dei biocarburanti e che il Mite favorisca investimenti grazie ai fondi messi a disposizione dal Pnrr. Serve inoltre che sia confermata la disponibilità delle istituzioni locali ad agevolare un programma di interventi.
Per il momento siamo purtroppo fermi alle parole. Come Coordinamento Fiom Eni continueremo a far pressione affinchè dalle promesse si passi ai fatti e dunque si concretizzino realmente quegli investimenti necessari a garantire il futuro di tutti i lavoratori, nel rispetto dell’ambiente e della salute di tutta la cittadinanza. Continueremo a batterci per far valere i nostri diritti: siamo pronti a prenderci il futuro.
Coordinamento Fiom Eni