Ieri mattina si è tenuto l’atteso incontro con la direzione aziendale di Liberty Magona e le organizzazioni sindacali provinciali di Fim Fiom Uilm. Presenti all’incontro – oltre alle tre segreterie provinciali e ai coordinatori della rsu – l’amministratore delegato Giovanni Carpino e il dottor Lino Iallorenzi.
Dall’incontro sono emerse ulteriori preoccupazioni in aggiunta a quelle già espresse dalle rsu e dalle organizzazioni sindacali nei giorni scorsi. Alla già difficile situazione economica del gruppo Liberty, a cui lo stabilimento aveva fatto fronte con dinamismo grazie anche alla disponibilità della clientela, si aggiunge ora il blocco delle forniture del semiprodotto (coils) da parte di ArcelorMittal che obbligherà in tempi stretti l’utilizzo di ammortizzatori sociali. Forniture bloccate pretestuosamente a causa di un credito insoluto dello stabilimento di Liegi, facente parte del gruppo. Blocco delle forniture che di fatto paralizza un impianto – quello piombinese – che nel mese di aprile aveva registrato importanti utili e che continua a disporre di un portafoglio clienti molto importante.
Quindi se ieri la priorità era non fermare le produzioni per mantenere la clientela, il mercato, la ragione stessa dell’esistenza dello stabilimento con di tutti i posti di lavoro, oggi la priorità è salvare lo stabilimento dalla chiusura, per garantire il lavoro agli oltre 740 dipendenti tra diretti indotto e interinali e dalla rapina del mercato e dei clienti da parte dei concorrenti.
Per questa ragione è importantissimo che il minístro dia immediato riscontro alla richiesta fatta dalle segreterie nazionali Fim Fiom Uilm. Come organizzazioni sindacali riteniamo che il tema del “distretto dell’acciaio” su Piombino sia quanto mai all’ordine del giorno e che il tema di tornare a colare acciaio per la produzione di laminati piani (coils a caldo) da affiancare ai lunghi, sia quanto mai attuale e stringente.
Il destino dello stabilimento è legato anche ai tempi: Magona non potrà sopravvivere ai tempi di quelle realizzazioni. Lo stabilimento Magona si salva solo con un passaggio di mano proprietario e con un soggetto che abbia la forza finanziaria capace di garantire forniture del semiprodotto che non facciano disperdere il patrimonio di clienti di qualità del prodotto e di professionalità che quello stabilimento ha faticosamente costruito negli anni.
Come organizzazioni sindacali, oltre ad avere un doveroso confronto tra giovedì e venerdì con tutti i lavoratori, avvieremo anche iniziative che interessino le istituzioni: Comune, Regione, Prefetto, senza escludere eventuali comunicazioni alla Commissione europea sull’atteggiamento di ArcelorMittal che a noi appare illegittimo.
Segreterie provinciali Fim, Fiom e Uilm
Coordinatori rsu