Lucchini: assemblea a Piombino, rinviato a mercoledì incontro con commissario. No alla cassa, proseguire solidarieta’

lucchini corniceAssemblea in piazza a Piombino con i lavoratori e tutti i cittadini interessati per esaminare la difficile situazione della Lucchini. L’impianto occupa circa tremila persone e altrettante nell’indotto. Centinaia si sono radunati ad ascoltare i rappresentanti sindacali di ritorno dall’incontro a Roma con il viceministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. E’ stato invece rinviato a mercoledì ma solo per problemi di tempo, il faccia a faccia che si sarebbe dovuto tenere in serata con il commissario straordinario Piero Nardi per esaminare la questione degli ammortizzatori sociali dopo l’annuncio che l’altoforno con ogni probabilità resterà acceso solo fino a venerdì prossimo.

Intervento del governo e salvaguardia dei livelli occupazionali, scongiurando la cassa integrazione: queste le richieste arrivate nel corso dell’assemblea che ha visto centinaia di persone scendere in piazza insieme ai lavoratori Lucchini, oggi a Piombino (Livorno). I sindacalisti hanno informato i lavoratori sull’incontro fissato in mattinata al Mise sull’accordo di programma. Al commissario della Lucchini Piero Nardi, i sindacati chiederanno di ritirare l’avvio della richiesta di cassa integrazione e di mantenere i contratti di solidarietà per tutti i lavoratori fino a quando la procedura di cessione dello stabilimento non sarà chiusa. In caso di risposta positiva si parla di un possibile referendum tra i lavoratori per proseguire sul percorso dei contratti di solidarietà. Dall’assemblea è partito un appello alla politica affinché intervenga presso il governo per garantire un posto di lavoro certo a tutti i lavoratori interessati dalla procedura e che nel traghettare l’eventuale passaggio al nuovo venga preservato il mercato della Lucchini, in particolare quello della rotaia. Questa è una vicenda, hanno detto i lavoratori e i cittadini di Piombino che si sono ritrovati in centinaia stasera in Piazza Gramsci, che non solo riguarda migliaia di famiglie e il futuro di un territorio, ma anche l’interesse del Paese che non può diventare importatore strutturale di acciaio. Se il paese vuol ripartire non può prescindere dalla produzione di acciaio di una azienda come quella piombinese.

“Vogliamo essere al tavolo dell’accordo di programma, essere protagonisti e, se così non fosse, chiederemo alle istituzioni di non firmarlo. Se arriva l’offerta di Smc, entro il 14 aprile, l’altoforno deve restare acceso” commenta Luciano Gabrielli . “Tutte le proposte presenti ad oggi, come comunicato dal Comm.Nardi, non prevedono nè altoforno, nè forno elettrico: questo significa che le proposte in campo, se l’area a caldo si dovesse fermare, provocheranno un esubero di personale, tra diretti ed imprese, di circa 3000 unità. Chiediamo ammortizzatori sociali comuni sia per i dipendenti diretti Lucchini che per tutti i lavoratori delle imprese di appalto metalmeccaniche e non. Il Sindacato ha sempre cercato di trovare soluzioni per il lavoro, tenendo l’altoforno in marcia. Nei prossimi giorni organizzeremo le assemblee con i lavoratori ed organizzeremo iniziative per contrastare la chiusura dell’altoforno. Dalla riunione della Rsu Lucchini è emerso il distacco di una grossa parte della politica a questa vicenda e, nel caso in cui l’ altoforno venisse spento, la proposta uscita dalla riunione è stata quella di andare a votare alle amministrative rifiutando per protesta la scheda per il parlamento europeo”.

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