Ora che il Governo si è insediato è tempo di capire se lo stabilimento di Piombino può essere rianimato oppure se dobbiamo refertare il definitivo decesso. In tutta franchezza suonerebbe come un alibi la mancata nomina di sottosegretari, aiuti, vice-aiuti, usceri e chi più ne ha ne metta, un argomento che non regge all’urgenza di stringere i tempi, considerato che in questi giorni il Ministro Giorgetti ha presieduto l’incontro per Whirlpool e Arcelor Mittal. Ogni giorno che passa infatti, si tenta di staccare un morso di carne viva al moribondo completamente fermo: ieri le concessioni, oggi un nuovo tracciato che spezza in due la fabbrica, domani chissà cosa con il redigendo Piano Strutturale dell’Amministrazione comunale di Piombino. In ordine temporale, l’ultimo brandello di carne che si tenta di strappare é rappresentata appunto dall’intenzione delle Amministrazioni Comunale e Autorità di Sistema Portuale di approvare l’iter che porterà come atto ultimo all’esproprio per ragioni di strategicità pubblica un tracciato della 398 verso il porto all’interno dello stabilimento. Un atto quello dell’APdS che sarà formalizzato il 1° marzo con il voto dal comitato di Gestione, ultimo atto della presidenza Corsini che lascerà il 15 marzo successivo. Non sfugge che chi ha preparato la regia di un gesto che sarà destinato a lasciare strascichi ha visto bene di non lasciarlo quale pesante iniziazione alla nuova presidenza. Tale tracciato di fatto taglierebbe fuori il Treno Rotaie -meglio noto come TPP- dal resto dello stabilimento dove ci aspettiamo sorga la nuova acciaieria. Sia chiaro: siamo i primi a ritenere che le infrastrutture come la 398 sono vitali. Ci siamo battuti per averle perché utili all’intero sviluppo del territorio, del porto ed infine agli stabilimenti stessi. Al contempo ricordiamo non sommessamente che su ogni metro quadro di quella superficie insiste il futuro di 2000 dipendenti. Questa preoccupazione non deve suonare come un’accusa alle amministrazioni che devono andare avanti, nonostante l’indolenza di chi guida il più importante insediamento industriale Piombinese. Semmai è una accusa precisa nei confronti proprio di tale dirigenza e proprietà. Non è più chiaro se si tratta di sola superficialità -della quale peraltro dubitiamo- oppure se si tratta di una precisa strategia di dismissione e disimpegno. Nei prossimi giorni, certi di interpretare le comuni preoccupazioni delle sigle confederali, anche come Fiom troveremo il modo di chiarire e manifestare un pensiero comune nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici delle acciaierie di Piombino. Le priorità restano e resteranno la salvaguardia e la creazione di posti di lavoro utilizzando gli spazi necessari e certamente liberando aree, solo se non necessarie all’attività “core” dello stabilimento, consapevoli che siamo dentro un periodo complesso e difficile, ma altrettanto consapevoli che stiamo affrontando una sfida che nessuno può permettersi di perdere.
David Romagnani segretario generale Fiom-Cgil provincia di Livorno