“Da anni la nostra organizzazione nelle sue analisi denuncia un deficit drammatico di politiche industriali nel paese, di una scarsa presenza di imprenditorialità capace di elaborare e interpretare nuove sfide.
La crisi che da anni attanaglia ogni ambito della società, gli scarsi consumi legati alla diminuita capacità di spesa delle famiglie, ha accentuato un già evidente trend di desertificazione delle attività produttive e tra queste quelle industriali che costituisce parte significativa del valore aggiunto della nostra società.
Le grandi committenti tra quelle che ancora resistono nel nostro territorio, hanno reagito alla crisi globale, oltre al taglio verticale degli investimenti, con i classici strumenti, quali ricerca di efficienza produttiva, contrazione della occupazione diretta, e ricerca del massimo risparmio negli appalti e servizi.
Questi, quasi sempre, si ripercuotono sulla qualità della vita, sulla sicurezza, capacità reddituale degli ultimi, degli addetti delle imprese dei vari appalti.
Ne è simbolo il recente procedimento di mobilità avviato da un’importante azienda operante sia in raffineria ENI Livorno sia a Solvay, alla cui base non sta un esubero concreto di personale, ma un tentativo di liberarsi di personale giudicato costoso da soppiantare con successive assunzioni flessibili e più economiche.
Il vero obiettivo é quello di rendersi competitiva facendo pagare il prezzo di tale competitività gli ultimi, i propri dipendenti.
Accettare questo scenario significa immaginare luoghi di lavoro dove professionalità, miglioramento della qualità della vita e sicurezza, siano un lusso che non possiamo più permetterci.
Accettare questo scenario significa, incanalarsi in una logica di concorrenza tra imprese giocata tutta sulle spalle dei dipendenti, di un vero e proprio dumping sociale.
In sostanza quelli che fino a ieri erano obiettivi da perseguire, oggi sono avvertiti come cause di scarsa concorrenzialità dell’impresa.
Le Organizzazioni dei lavoratori ritengono al contrario, in attesa di risposte sulla richiesta legittima di corrette politiche industriali capaci di dare prospettiva e futuro al paese e alle persone, sia prioritario per tutti fare uno sforzo, dal punto di vista di preservare le attività produttive ed i grandi insediamenti industriali che abbiamo, in attesa di un futuro migliore.
Coerentemente crediamo, sia compito di ciascuno e di tutti i soggetti interessati dal primo agli ultimi, farsi carico del costo della sopravvivenza di tali preziosi insediamenti.
Crediamo sia maturo il tempo di una contrattazione che dai vari insediamenti produttivi, definisca modi, tempi, condizioni di vita di lavoro, compatibile con l’obiettivo di preservare tali siti industriali.
Una contrattazione che può partire dai coordinamenti di quei siti ma che dovrà essere accompagnata, tutorata e sospinta dalle Categorie direttamente interessate e dalla Confederazione stessa che meglio di altri può coinvolgere le Istituzioni in una sfida che ha una evidente ricaduta di natura sociale”.