AUTOMOTIVE, ACCIAIO, DAZI AMERICANI, SPECULAZIONI E RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE

AUTOMOTIVE, ACCIAIO, DAZI AMERICANI, SPECULAZIONI E RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE

Nel suo primo mandato Trump aveva messo dazi sull’acciaio e l’alluminio, innescando così tensioni globali. Se venissero di nuovo introdotti creerebbero seri problemi ai settori industriali più fragili quali l’automotive, ma anche al settore dell’acciaio, con il rischio che la Provincia di Livorno e la Toscana paghino un prezzo altissimo.

Tuttavia, l’annuncio dei dazi si è già rivelato uno strumento speculativo, facendo aumentare le materie prime e provocando la scesa dei titoli di società europee, mentre la Tesla di Musk in pochi giorni ha guadagnato decine di miliardi aumentando il suo valore senza vendere automobili.

Questo è il contesto in cui viviamo e l’Europa ha sbagliato a non impedire che scoppiasse la guerra in Ucraina ed a rinunciare al mercato russo, poiché questo ha comportato una crisi energetica in tutto il continente.

Il costo dell’energia elettrica in Europa nel 2023 è stato il doppio rispetto a quello americano e lo shock energetico si è trasmesso anche sul costo delle materie prime. Ciò ha determinato una stagnazione in tutto il continente derivante dalla riduzione degli ordini industriali. Siamo in una fase dove c’è un salto tecnologico impressionante, tra piattaforme spaziali, digitali e intelligenza artificiale, dove i nuovi creso non tollerano intralci democratici.  Sempre più appare una condizione di post democrazia che va fermata.

Di fronte a questi cambiamenti la politica annaspa, non è attrezzata a tradurre le novità, dove non bisogna cedere a una prospettiva che prescinde dal rispetto delle Costituzioni e dai meccanismi democratici. Il passaggio dalla democrazie alle democrature è sottile. In gioco c’è qualcosa di molto profondo e pericoloso, e tutti siamo chiamati a vigilare. Nello stesso tempo vi è in corso un profondo e radicale processo di trasformazione di interi settori, si stanno rivendendo i sistemi di produzione delle auto, la siderurgia e metallurgia devono risentire di passaggi green, e ciò dovrebbe far pensare alla creazione di catene di produzione europee.

Il cambiamento tecnologico è irreversibile e in Italia il Governo non ha una minima idea di politica industriale. Hanno addirittura tagliato il fondo destinato al sostegno dell’automotive, ignorando le richieste del settore e dei lavoratori che hanno scioperato.   Sul rinnovo del contratto nazionale metalmeccanici si è determinata una rottura con Federmeccanica. Vorrebbero cambiare le regole del modello contrattuale, ciò significherebbe non poter avere nessun aumento salariale certo nei prossimi anni e questo è inaccettabile.

Inoltre, non vi sono state risposte rispetto riguardo alle nostre richieste sulla riduzione dell’orario di lavoro, sulla stabilizzazione dei contratti precari, sugli appalti e su salute e sicurezza. Pertanto è stato proclamato lo stato di agitazione della categoria attraverso lo sciopero degli straordinari e 8 ore di sciopero.

Per noi il lavoro è tempo di vita, elemento di emancipazione economica e sociale. Bisogna guardare al futuro, riportando la democrazia nei luoghi di lavoro, ben sapendo di dover lottare affinché vi sia un cambiamento anche di quelle regole che oggi stanno portando indietro le lancette della storia.

Massimo Braccini, segretario generale Fiom Livorno e Grosseto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.