In questi giorni su Aferpi abbiamo appreso notizie confortanti come ad esempio l’aumento dell’attività produttiva, il crescere dei volumi in entrata e in uscita sulle banchine e la ripresa della marcia dei treni di laminazione. Notizie confortanti che rafforzano la convinzione che la rotta intrapresa dal sindacato è quella giusta per tentare di rigenerare quel lavoro perduto negli ultimi anni. La Fiom, ma mi permetto di dire anche la Fim e la Uilm, stanno andando nella direzione corretta. Tali primi importanti risultati sono frutto almeno di due fattori.
Da una parte è importante sottolineare la visione illuminata di politica industriale dell’ex Ministro Carlo Calenda in perfetta sintonia con le attuali Istituzioni Regionale e Comunale, una visione capace di attrarre un player di prim’ordine del comparto siderurgico.
Dall’altra è però doveroso sottolineare la visione sindacale della Fiom: abbiamo avuto, e lo rivendichiamo con orgoglio, un ruolo da protagonisti. Siamo stati capaci con responsabilità di convincere i lavoratori a battersi aspramente, talvolta in solitudine spesso in direzione avversa e contraria, per conquistare un nuovo scenario, una nuova opportunità.
Un risultato né scontato né gratuito. È proprio a causa di questa posizione che la nostra categoria ha pagato un prezzo molto alto come la perdita di due rsu: delegati che sin da subito si sono mostrati assai distanti dalla linea Fiom. Come noto le rsu dimissionarie, che poi hanno creato un sindacato antagonista, pur di mantenere lo status quo sono arrivate addirittura a teorizzare il finanziamento pubblico al progetto di Rebrab.
Sei mesi fa è iniziata una fase entusiasmante con tante aspettative e il solo obiettivo di rimettere in piedi una fabbrica paralizzata e praticamente morta. Una fase complicata che apre ai lavoratori una lunga serie di disagi e contraddizioni che hanno bisogno di essere rappresentate ma anche governate. Un esempio su tutti: l’incapacità di garantire nell’immediato un numero sufficiente di turni a causa della mancanza di alcune figure di medio-alto profilo nel reparto laminazione ha reso necessario il ricorso allo straordinario per garantire la continuità produttiva. Siamo consapevoli che ricorrere anche solo marginalmente allo straordinario in una situazione in cui tanti ogni giorno ci chiedono “quando rientriamo al lavoro?” eticamente grida vendetta. Questa contraddizione però deve essere governata, consapevoli che la riconquista del mercato passa anche da questa fase. Per questo abbiamo chiesto e avuto disponibilità dall’azienda a mettere in formazione ancora più personale sui treni di laminazione con il nostro obiettivo di formare una quantità di figure sufficiente a armare un numero di squadre e turni che in prospettiva dia più lavoro e renda inutile il ricorso allo straordinario “programmato”.
Quello delle rsu è un lavoro duro e difficile che mette addosso pressioni fortissime: non tutti sono in grado di reggere. Chi si dimette però ha sempre torto, oppure “troppa ragione”, nel qual caso semplicemente non dovevano trovarsi lì.
La Fiom gode di ottima salute. Il dibattito interno non manca. Possiamo vantare compagni capaci sui quali i lavoratori e gli iscritti possono quotidianamente contare. In Aferpi i dimissionari saranno sostituiti dai primi dei non eletti per operare attivamente fino alla fine del mandato. L’attuale gruppo di rsu è una squadra coesa con l’obiettivo di portare lavoro in fabbrica e salvaguardare la tutela dei diritti. La linea sindacale Fiom è chiara: tutelare le persone e supportare le condizioni per ricreare occupazione.
Le prossime sfide per Aferpi:
– Creare il maggior numero di occasioni di rientro stabile nel ciclo lavorativo delle persone che hanno perso lavoro o che sono paralizzate nella palude degli ammortizzatori sociali.
– Spingere l’azienda a anticipare gli investimenti e in particolare la costruzione del forno (EAF) e della colata continua per la produzione di acciaio, meglio se anticipando quello per i laminati lunghi in modo da chiudere un ciclo e consolidare la fase avviata di riconquista dei mercati.
Per fare tutto ciò serve unità d’intenti e fare sistema, certo senza abdicare ai diritti o cedere ai ricatti o smarrire il proprio dna, ma con il chiaro intento di lavorare per rivendicare e per costruire. Una linea politico sindacale sostenuta e confermata nel voto sul Contratto Nazionale il cui consenso ha superato l’80% prima e dal congresso della Cgil dopo, che in provincia ha visto le tesi di maggioranza raccogliere quasi il 98%. Perciò nessuna sponda a chi professa l’isolazionismo sindacale attraverso la demonizzazione delle altre sigle e la conseguente divisione dei lavoratori, forti dei risultati che vedono in ogni appuntamento democraticamente marginalizzata una linea sindacale asfittica, di retroguardia e politicizzata. Una linea che la storia si è presa cura di dimostrare fallimentare.
Segreteria Fiom-Cgil provincia di Livorno