Il 25 aprile si celebra la liberazione dal regime fascista. Noi dobbiamo la nostra vita democratica alla Resistenza. La nostra Costituzione è nata dalla Resistenza. Il fascismo portò l’Italia alla miseria, alla guerra e alla disperazione.
La Repubblica deve fondarsi anche sulla memoria storica. Memoria intesa anche come conoscenza di cui sono testimonianza i monumenti, le lapidi e le feste nazionali. I partigiani hanno combattuto non solo per la libertà, ma anche per la democrazia.
La Resistenza ha prodotto un’irruzione nella società di tutte le componenti popolari, è stata una guerra di popolo. La Resistenza era la voglia di riscatto e la volontà di costruire un’Italia nuova.
Va ricordato però che c’è stato chi ha combattuto per mantenere una feroce dittatura e chi, invece, ha combattuto per la libertà e la democrazia. Questo non significa coltivare odio verso i nemici di ieri, ma sbaglia chi rifiuta valutazioni che appartengono alla storia comune del nostro paese.
Il tempo non deve uccidere la memoria e la storia, invece c’è sempre questo rischio. Vi sono sempre tentativi di cancellare ciò che è avvenuto, e questa sarebbe la peggior cosa che potrebbe fare un paese civile.
Nel complesso delle Istituzioni non è ancora passata fino in fondo l’idea che il nostro è un Paese non solo democratico, ma anche antifascista.
La Costituzione prevede i principi di libertà e solidarietà in tutte le sue forme, dell’uguaglianza, dei diritti fondamentali e della dignità, che sono il contrario del fascismo. Il fascismo era l’antitesi della fede politica, il fascismo opprimeva chi non la pensava come loro.
Adesso si profilano forme di fascismo nuove, il nostalgico del fascismo probabilmente non è pericoloso perché sogna un’impossibile ritorno al passato, ma ad essere più pericolosi sono i fascisti del “terzo millennio”, quelli che vorrebbero sostituire alla nostra democrazia in crisi un uomo solo al comando.
Siamo in una fase difficile per l’Europa, abbiamo una guerra alle porte dagli esiti imprevedibili e c’è una destra non liberale che avanza. Ci sono nuovi autoritarismi pericolosi all’orizzonte. Bisogna contrastare le spinte egoistiche e la stessa avanzata di un razzismo più o meno dichiarato.
Nella nostra Costituzione ci sono le regole per vivere liberi, lavorando e lottando per la giustizia, soprattutto la giustizia sociale. Ci sono le regole per mantenere viva la pace e contro la guerra.
L’Italia ripudia la guerra. Ripudiare è un verbo che è una scultura, è definitivo, è un no alla guerra senza appello, sia come aggressione, sia per risolvere i problemi fra gli Stati.
Oggi più che mai la Costituzione va applicata, ben sapendo, che se vogliamo che l’Italia sia davvero una Repubblica democratica fondata sul lavoro, questo si misura anche dal livello di dignità che viene riconosciuto al lavoro.
Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana