A livello nazionale è stato proclamato da Fim Fiom Uilm uno sciopero di 8 ore per l’intero settore automotive e aziende della componentistica, con manifestazione a Roma il 18 ottobre, per difendere l’occupazione e costruire il futuro dell’industria dell’auto.
La situazione sta diventando sempre più complicata in Italia ed in Europa, la filiera e la componentistica è stretta in una morsa traumatica tra Stellantis ed il rallentamento tedesco, ad iniziare da Volkswagen. In Italia, avere un unico produttore di massa quale Stellantis, ha finito per rallentare lo sviluppo dell’industria della componentistica. L’Italia sta perdendo il settore auto, con tutto ciò che ne può conseguire. Nel 1992 il nostro Paese era il secondo produttore in Europa, con oltre 2 milioni di auto prodotte. Quest’anno arriveremo a produrne circa 300.000, se aggiungiamo i veicoli commerciali 500.000.
Le aziende principali della componentistica che sono rimaste a Livorno, Magna e Pierburg, benché producano serrature e pompe per tante case automobilistiche, hanno la gran parte delle produzioni legate a Stellantis, ed infatti sono interessate dall’utilizzo di ammortizzatori sociali a causa della riduzione dei carichi di lavoro.
Il Governo bisogna che attui un piano strategico che riguardi tutto il settore nella sua complessità e quindi anche per le aziende della componentistica, ben sapendo che siamo di fronte ad un profondo e radicale processo di trasformazione settoriale, ed a un cambio tecnologico irreversibile. Si stanno rivedendo i sistemi di produzione delle auto e ciò dovrebbe risentire del creare catene di produzione europee per competere con la Cina. Se non viene regolato il dumping che esiste tra i vari paesi Europei e non si avvia un coordinamento continentale dei produttori e degli stati, non andremo lontano. La Cina 20 anni fa, non avendo il petrolio, ha deciso di investire nelle batterie e hanno fatto passi da gigante sull’innovazione di processo e di prodotto.
L’Europa deve dare più sostegno ai cambiamenti tecnologici, accompagnandoli con un piano di salvaguardia dei livelli occupazionali, valutando anche il blocco dei licenziamenti. Un processo di trasformazione del settore di questa natura, deve risentire anche di un processo di riqualificazione e formazione dei lavoratori, ammortizzatori sociali adeguati e la riduzione degli orari di lavoro a parità di salario. Non può esistere nessuna modernizzazione se fatta contro i lavoratori. La politica dell’Europa si sta concentrando sul 2035 ed il passaggio all’auto elettrica, ma il problema è cosa facciamo da qui a quella data.
Infine, la dinamica dei salari e la diminuzione del potere d’acquisto non permette più di comprare auto alla gran parte dei lavoratori. La crisi la stanno facendo pagare tutta ai lavoratori, non a caso tante case automobilistiche sono in crisi, ma non in perdita. Per questi motivi, avvieremo un percorso di mobilitazione per difendere i diritti, l’occupazione e la capacità produttiva, in modo da garantire un futuro all’industria nazionale ed Europea.
Massimo Braccini, segretario generale Fiom Livorno e Grosseto