Apprendiamo di buon grado l’interesse di Eni per un progetto di sviluppo della raffineria nel campo dell’economia circolare. Sono decenni che a Livorno non venivano ipotizzati investimenti nella struttura di Stagno. Non dimentichiamoci che Eni nel 2009 e nel 2014 non riteneva piú stategico il sito livornese e voleva cedere la raffineria a terzi. Da quel momento abbiamo sempre chiesto ai tavoli ufficiali che venisse fornita una prospettiva futura alla raffineria, ben consapevoli che altrimenti il futuro sarebbe stato segnato. Adesso come organizzazioni sindacali e lavoratori vorremo essere maggiormente coinvolti da parte dell’azienda per conoscere i dettagli di questa operazione.
Oggi la notizia di uno studio per la realizzazione di un impianto per la trasformazione di materiale proveniente da materie prime di scarto e non da rifiuto attraverso una tecnologia di proprietà rappresenta per noi un cambio di passo fondamentale per il consolidamento futuro dell’azienda. Cio nonostante vogliamo vederci chiaro. Chiediamo dunque un maggior coinvolgimento per comprendere attentamente tutti gli impatti che la realizzazione e l’avvio di questo impianto avrà dal punto di vista tecnico e ambientale, senza tralasciare ovviamente l’aspetto della sicurezza.
Salute e sicurezza non sono mai stati barattabili. È per questo che, come organizzazioni territoriali ed rsu, abbiamo chiesto un incontro urgente ai vertici Eni. Auspichiamo in parallelo l’apertura di un tavolo di lavoro in cui le organizzazioni sindacali insieme a Eni, Regione, Comuni di Collesalvetti e Livorno e gli altri enti preposti possano seguire tutti gli dettagli progettuali e realizzativi di questo impianto. Serve chiarezza sugli obiettivi e sulle ricadute occupazionali. Fondamentale poi che il saldo ambientale sia positivo. Non facciamoci illusioni: l’alternativa all’attuale raffineria può essere solo una raffineria sempre più integrata e ambientalmente sostenibile gestita da una multinazione come quella attuale che non lesina importanti investimenti per la riduzione dell’impatto ambientale. Quell’area non tornerà mai ad essere un campo di margherite: di questo purtroppo ne abbiamo certezza visto anche che gli ultimi siti dismessi dopo la frettolosa fuga delle multinazionali (come ad esempio Trw, Trinseo, Ceramiche Industriali) sono ancora li in attesa di bonifica e di riconversione.
Gianluca Persico,
segretario generale Filctem-Cgil provincia di Livorno