La situazione drammatica in cui verserà la prima azienda turistica livornese, la Porto di Livorno 2000, una volta entrati nella cosiddetta “fase 2”, ci verrà raccontata come diretta conseguenza delle restrizioni imposte dal Governo per affrontare l’emergenza coronavirus.
Nel corso degli anni il settore crociere ha dovuto affrontare crisi internazionali e momenti assai critici: nonostante ciò la Porto di Livorno 2000 non si è mai fermata, neanche in occasione della crisi economica del 2008. La società ha sempre continuato a garantire lavoro a tutti i dipendenti: sia a quelli a tempo indeterminato sia ai cosiddetti “stagionali” (lavoratori operativi da oltre dieci anni, per circa 6-8 mesi all’anno). Il ruolo degli stagionali – una quarantina in tutto – è stato fondamentale per far fronte ai periodi di maggior affluenza di turisti delle crociere. Dopo tanti anni di precariato questi lavoratori avrebbero avuto diritto ad un contratto a tempo indeterminato.
Oggi però le prospettive della società non sono affatto chiare. La sensazione è che non si sia affatto sfruttato il “lockdown” per prepararsi al meglio per preparare le sfide del futuro. Il porto di Livorno – uno dei principali scali italiani per traffico di passeggeri – necessiterebbe di interventi strutturali migliorativi: senza di essi – lo abbiamo denunciato più volte – non possiamo sperare nel salto di qualità.
Da parte della Porto di Livorno 2000 notiamo una vera e propria “disattenzione strategica”. La nuova società a maggioranza privata sembra infatti più interessata ed affaccendata nelle vicende aziendali del gruppo Onorato (maggior azionista della società) che a creare sviluppo a beneficio di tutta la città: la crisi finanziaria che da tempo incombe sul gruppo – lo dicono le cronache – è di proporzioni vastissime ed interessa sia Moby che Toremar.
Ancora non è chiaro quando sarà finalmente realizzato il piano industriale della Porto di Livorno 2000: incertezza assoluta, a ben due anni di distanza dall’assegnazione della gara. Stesso ritornello per quanto riguarda il piano occupazionale.
I lavoratori della società, tutti in cassa integrazione, attendono risposte. Non vorremmo che la società strumentalizzasse il momentaneo azzeramento dei traffici passeggeri e riversasse tutto il peso di questa complicata situazione sui lavoratori. Le difficoltà della Porto di Livorno 2000 non sono direttamente legate ai contraccolpi dell’emergenza Covid-19 sul turismo: le criticità hanno radici più profonde.
A preoccupare è anche il silenzio assordante dell’Autorità di sistema portuale e della Camera di commercio: in quanto garanti dello Stato dovrebbero farsi carico di questa delicata situazione. In ballo non c’è solo il futuro di oltre un centinaio di lavoratori della Porto di Livorno 2000 (tra diretti, stagionali e indotto) e di una società fondamentale per lo sviluppo del porto. In ballo c’è un pezzo fondamentale dell’economia cittadina: Livorno non può fare a meno del turismo e del porto passeggeri.
Pieralba Fraddanni,
segretaria generale Filcams-Cgil provincia di Livorno