Di fronte al drammatico gesto con cui un uomo 58enne, recluso da 27 anni, ha scelto di porre fine alla propria vita all’interno del carcere Le Sughere di Livorno dobbiamo prima di tutto esprimere tutto il nostro dolore per l’accaduto. Il dolore però non basta. Il nostro ruolo di sindacato ci impone di continuare nella nostra azione che ci vede da tempo impegnati in prima linea nel verificare, rilevare e segnalare tutte le possibili carenze strutturali ed organizzative che interessano l’istituto di Livorno e Gorgona. Non è nostra intenzione ricondurre a tali carenze la drammaticità del singolo evento, ma certo dobbiamo rilevare come la qualità dell’intervento degli operatori penitenziari, chiamati a assicurare la sicurezza e il trattamento ai detenuti loro affidati, non possa non essere neutro rispetto alle carenze, così come lo stato psico-fisico della popolazione detenuta.
Come Fp-Cgil segnaliamo tali criticità: a) condizione strutturale del penitenziario, dove ampie porzioni del fabbricato sono dichiarate inagibili o pericolanti b) condizione di degrado in cui sono tenute altre porzioni dell’Istituto, relativamente alle quali non abbiamo nessuna comunicazione in merito alla progettazione e programmazione degli interventi necessari c) dotazione organica insufficiente d) lavoro di rete frammentato con le risorse presenti sul territorio e) distanza con cui si mantiene l’istituto separato dal tessuto sociale della città, non certo colmata con eventi mediatici che nulla hanno a che fare con la riabilitazione dei detenuti o i diritti dei lavoratori.
Adesso è necessario superare i confini del muro di cinta e rivolgersi direttamente a istituzioni, forze del privato sociale e attori del territorio, invitando ognuno a una azione corale e partecipata. Un’azione tesa a porre fine alla perdurante emergenza, a prevenire ulteriori tragedie, a riportare infine l’istituto in condizioni di dignità per chi è detenuto e di normali condizioni di lavoro per chi vi opera.
Segreteria provinciale Fp-Cgil Livorno